Loreto, 01 February, 2021 / 4:00 PM
Finalmente riaprono. I Musei diocesani e quelli legati ai Santuari in tutta Italia con febbraio, a parte qualche eccezione ripartono.
Certo la notizia che riaprono i Musei Vaticani sembra la più importante, anche se sembrava fin troppo annunciata prima delle notizie sulla situazione della Pandemia. Ma non vanno dimenticati i musei “piccoli”.
In molti non riapriranno perché i costi di manutenzione rispetto all’afflusso previsto sono troppo alti. Ma tutti i musei diocesani riaprono.
A cominciare dal Museo Pontificio Santa Casa a Loreto.
I suoi duemila metri quadrati di esposizione nei piani superiori del braccio occidentale del Palazzo Apostolico, che si articola a sinistra e di fronte alla Basilica, nella Piazza della Madonna, ospita opere di altissimo valore artistico, storico e culturale.
Le raccolte del Museo iniziano a formarsi alla fine del secolo XIX, in coincidenza con i lavori di ristrutturazione della Basilica ad opera di Giuseppe Sacconi, negli anni 1884-1905, quando vengono adunati e raccolti nelle Sale del lato occidentale del Palazzo apostolico, dipinti, oggetti, arredi, provenienti dal Santuario, in particolare le maioliche dell’antica Spezieria, e alcuni affreschi staccati. Ad essi si aggiungono gli ex voto, di un certo valore artistico, custoditi ed esposti nella Sala del Tesoro o Sala Pomarancio del Santuario (attualmente in restauro) scampati alla depredazione napoleonica del 1797 e al furto del 1974.
Le sale del museo ospitano opere di Lorenzo Lotto, Cesare Maccari, Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio, oltre che arazzi, numerose maiolica da farmacia, corredi d’altare e opere di natura contemporanea.
A Lorenzo Lotto viene dedicata un’intera sala, al centro del museo, che ospita il suo ciclo pittorico, al tempo custodito in Basilica, oggi visibile per tutti al Museo Pontificio. Nove tele che decoravano, in gran parte, l’antica Cappella del Coro della Basilica, alcune delle quali eseguite dal pittore negli ultimi anni della sua vita, conclusasi presso il Santuario, come oblato della Santa Casa, e i cartoni preparatori per gli affreschi della cupola, realizzati da Cesare Maccari (1480-1919). Esposti anche dieci arazzi fiamminghi realizzati nel 1620-1624 su cartoni raffaelleschi (secolo XVII), lo splendido arredo d’altare in corallo di manifattura trapanese (secoli XVI – XVII), di notevole valore artistico, donato il 5 gennaio 1722 dal principe Caracciolo d’Avellino al Santuario della Santa Casa. Degne di nota le collezioni di arte contemporanea, immagini e oggetti di pietà popolare, tra i quali oggetti di oreficeria provenienti dall’Antico Tesoro della Santa Casa, la raccolta di tavolette di bosso utilizzate un tempo per il tatuaggio religioso, le tavolette votive dei secoli XVII-XIX offerte al Santuario dai fedeli, a ricordo di qualche particolare grazia ottenuta per intercessione della Vergine.
Visto che l’ Anno Santo Lauretano prosegue per volontà di Papa Francesco ancora per tutto il 2021 il Museo del Santuario resta un luogo privilegiato per una visita.
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