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Il Cantico spirituale di San Giovanni della Croce

San Giovanni della Croce (1542-1591) è stato definito il Doctor mysticus. Ciò in quanto in tutta la sua vita ha cercato di penetrare l'Assoluto, con l'amore e con una vita di abnegazione.

Sacerdote e religioso, per uno speciale amore, alla Vergine scelse il Carmelo come meta del proprio andare.

Animato dalla sete di un maggior rigore, accolse l'intuizione di Santa Teresa di Avila che, con il santo, iniziò quel processo di riforma che vide la luce nella Spagna del Mille e cinquecento, professando l'antica Regola, scritta a Gerusalemme.

Fondatore dei Carmelitani Scalzi, la sua opera si è diffusa, anche, nella cura spirituale dei suoi figli che assisteva con consigli e generosità.

Laici, sacerdoti o altri cercavano il religioso, per quel suo condurre al Padre con soavità ed amore.

Moltissime le riflessioni offerte che, dalla viva voce dei testimoni, richiamavano la scelta assoluta per Dio.

Autore di diverse opere come La salita al monte Carmelo, la Fiamma viva, il Cantico spirituale ed alcune altre, la mistica del santo poggia le sue fondamenta sulla meditazione della grandezza di Dio, per l'umanità e su quel distacco da tutto ciò che non porta sulle strade del vangelo.

La spiritualità di Giovanni della Croce conduce il lettore all'amore e per fare questo chiede un continuo distacco da ciò che non è diretto in tale direzione.

Padre Gabriele di Santa Maria Maddalena, studioso dell'opera del santo, ricorda che ciò a cui il santo aspira non è rendere gli uomini indifferenti agli affetti, al lavoro ed alla vita, bensì mettere Dio al centro dei propri pensieri e delle proprie attività.

Questa spiritualità non è riservata, esclusivamente, al clero ed ai religiosi ma può essere vissuta anche dai laici, che vivono la loro esistenza, nelle comuni necessità quotidiane.

Tra le opere del mistico che presentano questo carisma, una delle più interessanti è il Cantico spirituale.

Composto nel 1584 a Granada per le Suore carmelitane del Monastero di San Giuseppe, il testo è un trattato sulla preghiera e sull'unione con Dio.

Lo scritto, agilissimo in sé, voluto da Madre Anna di Gesù, superiora della comunità religiosa, vuole dimostrare come sia possibile raggiungere l'unione intima con Dio, anche in terra .

Se è vero che la preghiera e la mortificazione sono necessari per raggiungere la meta, è anche vero che ciò non resta nel vuoto, ma conduce  l'anima a focalizzare l'obiettivo del suo cuore nell'Assoluto di Dio.

Il santo, nel testo, dopo aver illustrato il senso delle strofe che seguono, scrive:

Dove ti nascondesti,

in gemiti lasciandomi,

o Diletto?

Come il cervo fuggisti,

dopo avermi ferito;

ti uscii dietro gridando: ti eri involato.

Pastori, voi che andate

di stazzo in stazzo fino all'alto monte,

se per caso incontrate

(La storia continua sotto)

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chi più di ogni altro bramo,

ditegli che languisco, soffro e muoio.

In cerca del mio amore,

andrò per questi monti e queste rive,

non coglier mai fiore,

non temer le fiere,

supererò i forti e le frontiere”.

Già dalle prime righe, si scopre il desiderio della ricerca e della passione, con la quale l'anima è chiamata a cercare l'Infinito.

Dio è tutto e questo dev'essere il fine, nel quale l'uomo esterna il proprio andare.

L'opera segue il metodo usato dal santo, ovvero un cantico spirituale composto da più versi, che nello svolgersi delle pagine, sono spiegati ed approfonditi.

Il testo continua evidenziando il cammino dell'anima alla ricerca di Dio che si fa trovare, in virtù di quell'amore che non ha esitato nel vivere il Cristo, nella sua Passione, solo ed esclusivamente per amore.

Alla luce di ciò ogni difficoltà si affronta, con slancio, in quanto si guarda a Dio ed al suo amore per l'umanità.

Santità, forza ed amore hanno condotto San Giovanni della Croce, nelle pieghe di quel quotidiano, fatto di sofferenze e tribolazioni varie, che gli hanno permesso di procedere verso il Signore.

Dotato di una grande fede e di un enorme serenità, fu un esempio per tutti coloro che ascoltarono, dalla sua voce, la parola del vangelo.

La vita del santo è stata una continua salita verso l'Infinito, fino a quel 14 dicembre del 1591 ad Ubeda, giorno in cui spirando ha potuto contemplare ciò che sempre aveva animato il suo cammino.

E’ stato canonizzato il 27 dicembre 1727.

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