Roma, 11 January, 2021 / 9:00 AM
Rosario Livatino, proposto come modello di autentico cristiano, era un giurista. Laureato, con lode, in Giurisprudenza, vice direttore per un breve periodo presso l'Ufficio del Registro di Agrigento, nel 1978 si classificò tra i primi al concorso per uditore giudiziario, entrando nei ruoli dell'Ordine giudiziario.
Come cattolico la sua fede lo portò all'incontro con il Cristo ed a cercarlo in tutte le pieghe del suo esistere: dai rapporti con i genitori, a quelli con i colleghi ed ai molti altri che incontrava sul proprio cammino.
La competenza maturata lo portò ad analizzare il diritto, in molti ambiti del quotidiano. Ciò che colpisce delle riflessioni del giovanissimo professionista è il suo ritenere come l'adesione al vangelo non è accessoria e sussidiaria alla realtà, ma è la base di ogni sua personale decisione.
Tra gli scritti emerge, con interesse, la sua passione per il diritto che lo portò ad interessarsi anche allo studio del diritto canonico, intenso come la legge della Chiesa.
Convinto assertore del ruolo delle norme per l'organizzazione ecclesiastica, analizzò con cura e cultura, il tema approfondendo, sotto diversi punti di vista, la normazione canonica.
Il testo è notevole ed originale, in quanto è un approfondimento sul Codice di diritto canonico, aggiornato ed edito nel 1983. La conferenza, che raccoglie l'intervento, è del 1986: pochi anni dopo l'entrata in vigore del disposto normativo.
Nell'elaborato emerge il concetto fondamentale di giustizia, intesa come esigenza fondamentale dell'uomo, riflesso della carità del Padre. Essa è ordine e prospettiva di bene e di rettitudine.
In questa, il prossimo Beato osserva che: “Il diritto canonico viene proposto come diritto che realizza un'esigenza fondamentale dell'uomo, quella della giustizia, elevandola dal piano naturale a quello soprannaturale. Come l'uomo compiuto non può fare a meno del diritto, come non può fare a meno del pensiero, dell'arte, della poesia, della vita quotidiana, realtà tutte sussunte dalla Chiesa dal piano naturale a quello soprannaturale, così pure l'esigenza di una giustizia viene sussunta sul piano soprannaturale grazie ad un sistema di norme di origine e carattere soprannaturale, ma che, rimanendo pur sempre norme di diritto, per molte parti possono apparire analoghe al diritto umano e terreno.
Appunto in questa linea si pone la costituzione apostolica Sacrae disciplinae leges,emanata per la promulgazione del nuovo Codex Iuris Canonici. Essa precisa che la nuova legge certamente non ha come scopo di sostituire la fede, la grazia ed i carismi, ma di assicurare ordine sia nella vita individuale e sociale, sia nella attività stessa della Chiesa. E conclude che proprio perché la Chiesa è organizzata come una compagine sociale e visibile, ha bisogno di norme; anzitutto per rendere visibile la sua struttura gerarchica ed organica, inoltre per organizzare adeguatamente l'esercizio delle funzioni divinamente affidatele (specie quelle della Sacra Potestà e dei Sacramenti), nonché per regolare, secondo una giustizia basata sulla carità, le relazioni fra i fedeli ed infine perché le iniziative comuni, prese per una vita cristiana sempre più perfetta, vengano sostenute, rafforzate e promosse grazie alle norme canoniche”(da Fede e diritto ,Canicattì).
Il contributo è interessante in quanto mostra la visione giuridica e di contenuto che il servo di Dio, ha approfondito nella vita e nella personale ricerca della verità, che ha illuminato il proprio cammino di credente e di giurista.
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