Roma , 31 December, 2020 / 3:00 PM
Giovanni Paolo II ha avuto un rapporto speciale con Roma. L'amore di Wojtyla per la Città Eterna iniziò ai tempi degli studi: aveva studiato all'Angelicum dal 1946 al 1948.
Tuttavia, dal momento in cui fu eletto papa, cioè Vescovo di Roma, si sentì particolarmente responsabile della città e dei suoi abitanti. I romani spesso identificano la Chiesa con la Chiesa gerarchica, con il Vaticano, invece Giovanni Paolo II voleva che la Chiesa intesa come popolo di Dio crescesse anche in questa città. Il rapporto con Roma e con i romani è stato un elemento importante del ministero di Papa Wojtyla. Partecipava spesso alle varie cerimonie ed eventi in città ma il ruolo più importante lo ebbero le visite alle parrocchie romane: fino al mese del febbraio 2002 aveva visitato più di trecento parrocchie. In seguito, quando non ebbe più energie per queste visite pastorali, riceveva le delegazioni dalla maggior parte delle altre parrocchie della città in Vaticano.
Pochi sanno che ogni sera, prima di andare a letto, il Papa si metteva alla finestra della camera da letto e benediceva la città: era un gesto sincero di benevolenza ed affetto per Roma e per i romani. E i romani ricambiavano tale affetto verso Giovanni Paolo II, trattandolo come uno di "loro".
Quest’anno, malgrado tutti i problemi legati alla pandemia, le varie parrocchie romane hanno voluto ricordare il centesimo anniversario della nascita di Karol Wojtyła, Vescovo di Roma per ben 27 anni. Nella parrocchia di san Giovanni Battista dei Fiorentini si è voluto ricordare Giovanni Paolo II con una piccola mostra fotografica. Chantal, l’amica della parrocchia, artista e storica dell’arte, ha messo a disposizione le foto e il libretto “Sui passi del Santo Padre in Valle d’Aosta” di suo padre Albert Cerise, la storica guida di Giovanni Paolo II durante i suoi soggiorni estivi nelle Alpi. La piccola mostra fotografica è stata allestita da Francesca della Torre nella cappella di san Girolamo. Da un anno in questa cappella vengono conservate le reliquie di san Giovanni Paolo II: un’ampolla del sangue del Papa santo si trova nel reliquiario a forma di un libro aperto, opera del Maestro italiano Carlo Balljana, conosciuto anche come “Scultore del vento”. Le reliquie sono state portate qui da mons. Slawomir Oder, postulatore del processo di canonizzazione di Giovanni Paolo II, che svolge il suo ministero pastorale presso la parrocchia.
Albert Cerise era una delle persone responsabili dell’organizzazione delle vacanze pontificie. Individuava e proponeva al Papa gli itinerari e lo accompagnava in tutte le escursioni. Nel libretto ha documentato le zone visitate, ma prima di tutto ricorda lo spirito e i sentimenti con i quali Giovanni Paolo II visitava i luoghi valdostani. Cerise scrive: “Il Santo Padre ama scrutare a fondo quanto gli si presenta davanti, prestando interesse a tutte le espressioni della natura o dell’attività dell’uomo che sono quindi valorizzate per quanto umili e semplici esse siano. Questa sua attitudine aiuta a riscoprire il significato di elementi che troppo frettolosamente e ingiustamente si consegnano alla banalità delle cose, etichettate come comuni e, in quanto tali, indegne di attenzione. Con un approccio meno superficiale, il contatto con l’ambiente si fa profondo, avvolgente e conduce a lasciare scorrere i pensieri sulle acque limpide di una sorgente o sui flutti frettolosi di un torrente, ovvero innanzi a quelli rumorosi delle cascate; a ricercare l’immensità del Creato tra le sfumature cromatiche dei petali di fiori; a specchiare la propria dimensione umana nei panorami maestosi e d’eccezionale bellezza; a ricercare il messaggio che promana dalla cima dei monti e dalla chioma degli alberi protesi verso il cielo”.
L’epidemia del Covid ha fatto sì che le varie celebrazioni per il centenario della nascita di Giovanni Paolo II dovevano essere annullate o ridimensionate ma l’iniziativa dei parrocchiani di san Giovanni Battista dei Fiorentini mostra che Giovanni Paolo II è rimasto nei cuori dei romani.
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