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Un servizio di EWTN News

Maria Lorenza Longo, la beata monaca cappuccina apostola degli incurabili

Appena sarà possibile sarà beatificata la fondatrice delle clarisse cappuccine, Maria Lorenza Longo (1462 circa - 1539) e al raggiungimento di tale traguardo ha contribuito Papa Francesco, che ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare sia il decreto che ne riconosce le virtù eroiche (9 ottobre 2017) sia quello riguardante il miracolo, attribuito all’intercessione della Venerabile Serva di Dio Maria Lorenza Requenses in Longo, fondatrice dell’Ospedale degli Incurabili in Napoli e delle Monache Cappuccine, nonché anche di una casa per accogliere le prostitute che volevano lasciare quel ‘mestiere’ (27 ottobre 2020).

A padre Pietro Messa, docente di storia del francescanesimo alla Facoltà di Teologia della Pontifica Università Antonianum di Roma, abbiamo chiesto il motivo per cui la venerabile Maria Lorenza Longo sarà presto beatificata: “La fama di santità che circondava Maria Lorenza Longo divenne ancora più evidente al momento della morte per cui fin dal suo funerale fu acclamata come santa. Ciò fece sì che fu iniziato il processo per riconoscere canonicamente la santità della Longo. Questa prassi d'inquisire i segni e le testimonianze di un'autentica vita evangelica ebbe inizio nei secoli XII e XIII onde evitare culti abusivi come purtroppo era avvenuto. Il processo riguardò innanzitutto l’esercizio in modo eroico delle virtù, soprattutto quelle teologali (fede, speranza e carità), e in un secondo momento un miracolo avvenuto grazie alla sua intercessione. Al termine di tale studio, tanto lungo quanto meticoloso, papa Francesco ha autorizzato la Congregazione dei Santi a promulgare il decreto inerente a un miracolo avvenuto proprio per intercessione della venerabile Maria Lorenza Longo. Tale atto permette che si proceda appena possibile alla solenne beatificazione”.    

Per quale motivo fondò l’ospedale di Santa Maria del Popolo degli Incurabili?

“Giunta a Napoli assieme al marito presto rimase vedova e durante un pellegrinaggio alla Santa Casa di Loreto guarì miracolosamente da un’infermità che portava da anni. Tornata nella città partenopea condivise il risveglio evangelico tipico del tempo che incitava a una più intensa vita di preghiera e una carità operosa. Certamente i malati erano i più bisognosi di cure e lei non solo si prese cura di loro ma volle fare bene il bene dando inizio a una istituzione stabile che facesse sì che tale iniziativa assistenziale durasse nel tempo”.

Per quale motivo costruì anche una casa per prostitute pentite?

“La povertà spingeva diverse ragazze a prostituirsi; a volte erano le famiglie stesse che le costringevano a tale vita spinte dalla miseria. E non mancava anche allora chi per propri interessi organizzasse una rete di prostituzione in cu cadevano diverse donne. Quindi aiutare tali persone schiavizzate ad avere una vita più dignitosa nonché abitare luoghi sicuri era un modo di prestare loro aiuto nonché elevare la moralità della città”.

Perché scelse la regola di Santa Chiara?

“Molte donne sollecitate dal Vangelo e influenzate dall’esempio di santi quali Francesco d’Assisi (‘Francesco il misericordioso’, Milano 2018) iniziarono a prendersi cura dei malati e fondarono ospedali come fu secoli prima per santa Elisabetta d’Ungheria. Alcune di loro però non terminarono la loro vita nell’opera assistenziale ma si ritirarono in una vita totalmente dedita alla contemplazione dando inizio a una comunità claustrale. Basti pensare a sant’Agnese di Boemia che prima fondò a Praga l’ospedale di san Francesco e poi un monastero che aveva come riferimento la comunità di san Damiano presso Assisi in cui viveva anche santa Chiara. Lo stesso fece Maria Lorenza Longo che presto si legò ai frati Minori Cappuccini adottandone molte caratteristiche come la estrema sobrietà e un’intensa vita d’orazione e meditazione”. 

Quale esempio può essere la sua vita per la Chiesa di oggi?

“Certamente la preghiera, la cura delle persone più fragili, una carità operosa e intelligente. Ma c’è un aspetto che la caratterizza anche oggi molto importante sia a livello personale che comunitario. Ella visse in un periodo in cui il desiderio di una riforma ecclesiale in tutti i suoi aspetti era molto forte. Proprio da tale tensione riformistica ebbero origine l’Osservanza nei suoi vari aspetti, i Cappuccini nonché la riforma protestante. Per cui Maria Lorenza Longo richiama esistenzialmente che ‘Ecclesia semper reformanda est’; presumere di essere perfetti e quindi non bisognosi di conversione è una grande illusione. Ogni persona di ogni luogo e di ogni tempo non è più nella innocenza originaria essendo ferita dal peccato ma neppure nella gloria del Paradiso; si è viatori, in cammino tra le prove della vita e le consolazioni del Signore, tra il ‘già e non ancora’, nella tensione della perfettibilità, l’abisso dei doppi pensieri. Con facilità si dimentica questo demonizzando oppure idealizzando persone, gruppi, stagioni ecclesiali e non, ordini e così via. Quando si dimentica che siamo in cammino si diventa come quel demonio di cui parla il Vangelo che si butta ora nel fuoco ora nell’acqua (Marco, 9,22) in una visione manichea che vede o tutto bene o tutto male. Maria Lorenza Longo ricorda che l’atteggiamento appropriato con cui vivere è quello del pellegrino in un costante atteggiamento di riforma”. 

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