Roma, 21 November, 2020 / 10:00 AM
E’ stato presentato nei mesi scorsi a Papa Francesco la terza edizione del Messale Romano in lingua italiana che sarà obbligatorio in Italia a partire dalla domenica di Pasqua, il 4 aprile 2021.
Il Messale è introdotto da una presentazione curata dalla Conferenza Episcopale Italiana che contiene spunti, suggerimenti ed indicazioni su diversi aspetti liturgici e pastorali. In diverse diocesi italiane l’utilizzo del nuovo messale sarà già usato da domenica prossima, Prima Domenica di Avvento e inizio del nuovo Anno Liturgico. Il nuovo Messale, come ha scritto il vicario del Papa per la diocesi di Roma, il card. Angelo De Donatis, “accompagna l’avvio del nuovo anno pastorale e ci offre un’occasione per riflettere sulla liturgia, come ‘esperienza di conversione della vita tramite l’assimilazione del modo di comportarsi e di pensare del Signore’” annunciando l’utilizzo da domenica prossima nelle diocesi del Lazio.
“Il nuovo libro liturgico – spiega il card. De Donatis –, preparato attraverso lunghi anni di lavoro dei pastori e degli esperti, propone una revisione del linguaggio e delle forme espressive della celebrazione eucaristica, ma costituisce anche una nuova opportunità per approfondire l’esperienza di partecipazione all’Eucaristia e l’arte della presidenza”. Anche nelle diocesi di Piemonte e Valle d’Aosta l’inizio sarà la prossima domenica. Nelle settimane scorse si è svolto un apposito convegno su iniziativa della Commissione liturgica regionale della Conferenza episcopale di Piemonte e Valle d’Aosta. In uso dalla prima domenica di Avvento il Messale anche per le diocesi di Abruzzo-Molise. “Quest’inizio va ben preparato, sottolineando l’importanza della liturgia quale ‘culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, fonte da cui promana tutta la sua energia, azione sacra per eccellenza’, tale che ‘nessun’altra azione della Chiesa ne uguaglia l’efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado’”, ha scritto nelle settimane scorse il presidente della Conferenza episcopale regionale, l’arcivescovo Bruno Forte, evidenziando che “l’uso della nuova edizione del Messale ha ricadute importanti per la vita spirituale dei fedeli e per l’intera azione pastorale della Chiesa, e come tale va vissuto come evento di grazia a cui predisporsi con opportuna informazione e adeguata formazione catechetico-spirituale”.
I vescovi dell’Emilia-Romagna hanno concordato che il nuovo Messale Romano, con l’aggiunta di testi e la revisione di altri formulari, verrà utilizzata dalla prima domenica di Avvento. “La pubblicazione della terza edizione italiana del Messale Romano possa diventare occasione di formazione di tutto il popolo a una piena e attiva partecipazione liturgica”, hanno scritto in una nota evidenziando che i vescovi “guardano a questa pubblicazione come a un’autentica opportunità, a partire dalla quale aiutare le comunità ecclesiali a riscoprire nella partecipazione consapevole all’Eucaristia la garanzia per una maturazione integrale della personalità cristiana”. Utilizzo
del nuovo Messale da domenica prossima anche nelle diocesi del Triveneto e della Lombardia dove verranno travalicate idealmente le differenze fra rito ambrosiano (Milano) e rito romano. Nella diocesi ambrosiana l’Avvento è iniziato domenica scorsa. Come ha scritto il
segretario della Conferenza Episcopale Lombarda mons. Giuseppe Scotti,
i vescovi hanno accolto il suggerimento di “molti sacerdoti”: anticipare l’utilizzo del nuovo Messale nelle Chiese della regione. Lo stesso accadrà in tutte le diocesi della Toscana, come ha deciso la
Conferenza episcopale regionale che in un comunicato ricorda come “le comunità debbano impegnarsi nell’accoglienza e nella valorizzazione della terza edizione italiana del Messale Romano”. Primo utilizzo del nuovo messale anche in Basilicata e in Calabria.
Molte anche le diocesi che hanno optato. Nella diocesi di Caltagirone il vescovo Calogero Peri ha
pubblicato la Lettera pastorale dal titolo “Da te... Il Vangelo della Pasqua e dell’Eucaristia nella nostra vita” che prende le mosse proprio dal nuovo Messale definito “un’opportunità” che permetterà di “entrare non soltanto nelle varianti, più o meno rispondenti alle nostre attese o alla nostra sensibilità liturgica, ma soprattutto nella spiritualità, rinnovata e nuova, del testo liturgico e nella spiritualità infinita dell’Eucarestia, quale sacramento portante della vita in Cristo e nello Spirito”. Il messale – ha detto Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta, dal 2015 presidente della Commissione episcopale per la liturgia della Cei e dal 2016 membro della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti - contiene “la norma per la celebrazione di
tutta l’assemblea. È l’applicazione della visione, bella e importante,
che scaturisce dall’ecclesiologia del Concilio Vaticano II: la responsabilità è propria del ministro ma il prete non appartiene a una classe separata, svolge un servizio alla comunità. Chi presiede la
celebrazione deve guidare la comunità, all’interno di un’armonia di registri comunicativi che permette a tutti di fare nella liturgia l’esperienza dell’incontro col Signore”.
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