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Chiara Lubich, il suo linguaggio come un ponte

Una immagine di Chiara Lubich e le sue prime compagne

Non solo la storia, ma anche il linguaggio. Per comprendere a fondo il pensiero di Chiara Lubich, il Movimento dei Focolari ha da tempo messo su un gruppo di studio e ricerca internazionale di Linguistica, Filologia e Letteratura, parte della scuola Abbà, che della fondatrice studia gli scritti e in particolare il linguaggio. Nel centenario della nascita di Chiara Lubich, questo gruppo ha organizzato un convegno a Trento, la città natale di Chiara Lubich, sul tema “Chiara Lubich in dialogo con il mondo. Un approccio linguistico, filologico e letterario dei suoi scritti”.

Si è trattato di un evento in forte continuità con la mostra “Chiara Lubich Città Mondo” che è nelle Gallerie di Trento e che va a ricostruire l’ambiente di vita di Silvia (questo il nome alla nascita di Chiara Lubich) quando sente nascere in sé il carisma del focolare durante la guerra. Un evento che si include in un lavoro ampio che il Movimento dei Focolari fa per auto-comprendersi, cominciato già quando Chiara Lubich era in vita. Lei stessa, infatti, volle attorno a sé un gruppo internazionale di studiosi che andassero a cercare tracce del carisma che aveva sentito nel cuore negli scritti dei Padri della Chiesa, per comprendere in che modo questo carisma si innestava nella tradizione della Chiesa.

Anna Maria Rossi, coordinatrice del convegno e anche collaboratrice della mostra, ha spiegato che porre l’accento sul tema del dialogo come tema della conferenza è “una scelta nata spontaneamente dall’esperienza di dialogo tra studiosi e studiose del gruppo di ricerca che lo promuove”, i quali vengono da ambiti disciplinari, età, provenienze culturali e geografiche molto diverse eppure sperimentano “quotidianamente la fecondità del dialogo, dell’apertura all’altro e della valorizzazione delle diversità”. Un dialogo – ha aggiunto – che trova anche ispirazione dai “discorsi e gli scritti di Chiara”.

Secondo Anna Maria Rossi, “la parola di Chiara, parlata o scritta, i suoi testi e i suoi discorsi sono espressione di una capacità molto spiccata di entrare in relazione con l’altro e di donare il suo pensiero e le sue ispirazioni in modo semplice, comprensibile a tutti e allo stesso tempo letterariamente efficace”.

Chiara Lubich – ha proseguito – “ha sempre usato un linguaggio capace di costruire ponti, di aprire nuove comprensioni, di raggiungere ogni persona, ogni popolo. Non per niente, i suoi scritti sono tradotti nelle lingue più varie”.

C’era già stato un altro convegno di questo tipo, nel 2015 a Castel Gandolfo, ispirato ad una delle espressioni chiave di Chiara Lubich, “Il dire è dare. La parola come dono e relazione nel pensiero di Chiara Lubich”.

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