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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco all'ONU, rafforzare il multilateralismo e il rispetto della dignità umana

La pandemia può essere una opportunità di conversione per ripensare il nostro modo di vivere e i nostri sistemi economici e sociali, che stanno allargando il divario tra ricchi e poveri, ma può anche essere una possibilità per una "ritirata difensiva" con caratteristiche individualiste ed elitarie.

Papa Francesco lo ha ricordato alla Assemblea Generale delle Nazioni Unite inviando un video messaggio in spagnolo trasmesso dopo i discorsi del Presidente David Panuelo degli Stati Federati di Micronesia e del Presidente Salva Kiir Mayardit del Sud Sudan.

Due i percorsi possibili per Papa Francesco, un rafforzamento del multilateralismo o l’attitudine all’autosufficienza.

Il Papa chiede ancora che tutti possano accedere alla cure e al vaccino senza distinzioni e ha ricordato che la solidarietà non può essere una parola vuota e priva di significato.

Un riferimento anche al dibattito sulla intelligenza artificiale che non deve umiliare il lavoro per il quale anzi occorre trovare nuovi paradigmi economici.

L’allarme del Papa è sempre per quella che chiama “cultura dello scarto”  e dice, “all'origine di questa cultura dello scarto c'è una grande mancanza di rispetto per la dignità umana”. E anche i credenti r continuano a subire ogni tipo di persecuzione, “compreso il genocidio a causa delle loro convinzioni” e tra questi molti cristiani costretti a lasciare le proprie terre d’origine perché non hanno più garantita la sicurezza.

E le crisi vengono alimentata dal numero crescente di armi che si stanno trasformando sempre più in a “armi di distruzione di massa”. Cresce il numero di chi deve lasciare la propria casa per conflitti e povertà, via mare, via terra e gli impegni dai Patti mondiali sui rifugiati per la migrazione partono bene “ma a molti manca il sostegno politico necessario per avere successo. Altri falliscono perché i singoli stati si sottraggono alle proprie responsabilità e impegni”.

Il Papa ripropone la sussidiarietà e chiede di ripensare gli accordi di Bretton-Woods sul controllo della politica monetaria del 1944. “La comunità internazionale deve impegnarsi a fondo per porre fine alle ingiustizie economiche” dice il Papa e serve una nuovo architettura finanziaria internazionale.

Il Papa fa riferimento alla sua visita alle Nazioni Unite del 2015 in periodo che definisce “di multilateralismo veramente dinamico, un momento promettente di grande speranza”. Da allora c’è stato qualche progresso, ma la “limitata capacità della comunità internazionale di mantenere le sue promesse di cinque anni fa mi porta a ribadire che ‘dobbiamo evitare ogni tentazione di cadere in un nominalismo dichiarazionista con un effetto rassicurante sulle coscienze. Dobbiamo fare in modo che le nostre istituzioni siano davvero efficaci nella lotta contro tutti questi flagelli’”.

Il riferimento del Papa è l’ Amazzonia. Crisi ambientale e crisi sociale per il Papa sono strettamente connesse e lo si è visto anche durante la pandemia di Covid-19 dove poveri, migranti e bambini sono stati i più colpiti.

Proprio ai bambini vengono negati i diritti primari, come il diritto alla vita. “Purtroppo- ha detto il Papa-  i paesi e le istituzioni internazionali stanno anche promuovendo l'aborto come uno dei cosiddetti "servizi essenziali" nella risposta umanitaria. È triste vedere quanto sia diventato semplice e conveniente, per alcuni, negare l'esistenza della vita come soluzione ai problemi che possono e devono essere risolti sia per la madre che per il nascituro”.

La famiglia per il Papa troppo spesso “è vittima di colonialismi ideologici che la rendono vulnerabile e finiscono per provocare in molti dei suoi membri, soprattutto i più indifesi, bambini e anziani, un senso di sradicamento e di orfanezza”.

Dalla disgregazione della famiglia, dice il Papa, arriva la frammentazione sociale. E uno degli obiettivo che indica il Papa è la promozione della donna e a 25 anni dalla Conferenza di Pechino molte donne sono ancora “vittime di schiavitù, tratta, violenza, sfruttamento e trattamenti degradanti. A loro e a quanti vivono separati dalle loro famiglie, esprimo la mia fraterna vicinanza ribadendo una maggiore decisione e impegno nella lotta a queste pratiche perverse che denigrano non solo le donne ma tutta l'umanità che, con il loro silenzio e non un'azione efficace, diventa complice”.

La conclusione del Papa è una domanda su come le principali minacce alla pace e alla sicurezza possono essere affrontate efficacemente “quando la corsa agli armamenti, comprese le armi nucleari, continua a sprecare risorse preziose che sarebbero meglio utilizzate a beneficio dello sviluppo integrale dei popoli e per proteggere l'ambiente naturale”.

Si deve recuperare il multilateralismo che si sta sgretolando e combattere una certa assuefazione alla guerra e “occorre mantellare la logica perversa che attribuisce la sicurezza personale e sociale al possesso di armi”.

Per questo in particolare, la "deterrenza nucleare" - dice il Papa- “favorisce uno spirito di paura basato sulla minaccia dell'annientamento reciproco, che finisce per avvelenare le relazioni tra i popoli e ostacolare il dialogo. Ecco perché è così importante sostenere i principali strumenti giuridici internazionali di disarmo nucleare, non proliferazione e proibizione”.

“Il nostro mondo in conflitto- dice il Papa- ha bisogno che le Nazioni Unite diventino un laboratorio sempre più efficace per la pace, il che richiede che i membri del Consiglio di Sicurezza, in particolare il Permanente, agiscano con maggiore unità e determinazione”.

Per il Papa da una crisi non si esce uguali: o si esce meglio o si esce peggio. Si deve ripensare il futuro “della nostra casa comune e del nostro progetto comune” e “la pandemia ci ha dimostrato che non possiamo vivere l'uno senza l'altro o, peggio, l'uno contro l'altro. Le Nazioni Unite sono state create per unire le nazioni, per avvicinarle, come un ponte tra i popoli; usiamolo per trasformare la sfida che affrontiamo in un'opportunità per costruire insieme, ancora una volta, il futuro che vogliamo” ha concluso Papa Francesco.

Questa è stata la seconda volta che Papa Francesco si è rivolto all'Assemblea Generale. La prima volta il 25 settembre 2015 il Papa era stato presente alla Assemblea. Ed è stata la sesta volta che un Papa si è rivolto all'ONU, dopo Papa Paolo VI nel 1964, Papa Giovanni Paolo II nel 1979 e 1995, Papa Benedetto XVI nel 2008.

 

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