Città del Vaticano , 01 August, 2020 / 2:00 PM
50 anni fa - il 1° agosto 1970 - moriva il Cardinale Giuseppe Pizzardo, che per quasi 30 anni fu Prefetto della Congregazione per i seminari e le università, l’attuale Congregazione per l’Educazione Cattolica.
Nato a Savona il 13 luglio 1877, studiò a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana e la Pontificia Accademia Ecclesiastica. Venne ordinato presbitero il 19 settembre 1903.
Dopo aver lavorato in Segreteria di Stato, venne inviato alla Nunziatura in Baviera per poi essere trasferito alla sezione per gli affari ecclesiastici straordinari.
Nel 1930 Papa Pio XI lo ha eletto Arcivescovo titolare di Cirro e consacrato dal Cardinale Eugenio Pacelli, Segretario di Stato. Frattanto ricopre l’incarico di Segretario della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici straordinari.
Nel concistoro del dicembre 1937 Papa Pio XI lo crea Cardinale di Santa Romana Chiesa, del titolo di Santa Maria in Via Lata.
Il 14 marzo 1939 viene nominato Prefetto della Congregazione per i seminari e le università: manterrà l’incarico fino al 13 gennaio 1968.
Nel 1948 venne promesso all’Ordine dei Vescovi, della chiesa suburbicaria di Albano.
Contestualmente Papa Pio XII lo nomina Segretario della Congregazione del Sant’Uffizio: mantiene la carica fino al il 12 ottobre 1959.
Dal 1965 alla morte il Cardinale Pizzardo fu Sotto-decano del Collegio Cardinalizio.
Il porporato venne ricordato da Paolo VI nell’Angelus del 2 agosto 1970, il giorno dopo la sua morte.
“Dobbiamo raccomandare al Signore - sono le parole del Papa - questo suo servitore, che non conobbe riposo in questa vita, e che perciò tanto più merita riposo e ricompensa nell’altra, di cui egli ha ora varcata la soglia misteriosa. L’esempio di questo insigne uomo di Curia ci tenterebbe a fare qualche apologia di questa Curia Romana, l’organismo complesso, e più semplice di quanto non si creda, al servizio del Papa e della Chiesa, della causa di Cristo e della pace nel mondo, mentre oggi è facile e frequente farne bersaglio di critiche sospettose e spesso infondate ed ingiuste; e nonostante limiti e difetti umani, l’onore della verità e quello dei nostri collaboratori meriterebbero questa apologia. Ma ci basta segnalare alla vostra considerazione anche questo bisogno della Chiesa, quello d’una Curia Romana, che sia oggi sempre più cosciente e capace della sua missione, tutta composta di persone valenti e tutte pervase dello Spirito di Cristo, e votate in umiltà e in carità alla affermazione, alla difesa e alla diffusione della fede cattolica nel tempo e nel mondo”.
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