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Il Seminario Romano, una storia legata al Papa e alla città

“ Fu molto probabilmente proprio il Seminario Romano a rispondere per primo all’ esigenza posta dal Concilio di Trento di rinnovare a fondo la formazione del clero, in senso teologico prima di tutto, e poi in senso pastorale così come i Padri conciliari e una fitta produzione teologico-spirituale avevano insistentemente proposto alla comunità cristiana”.

Così il cardinale Camillo Ruini scrive nella introduzione al volume Il Seminario romano, storia di un’istituzione di cultura e di pietà” curato da Luigi Mezzadri ed edito nel 2001 dalle Edizioni San Paolo.

É una storia affascinante quella del Seminario del Papa, il seminario della diocesi di Roma che viene ripercorsa nei suoi cinque secoli, una storia che cercheremo di rivivere senza farvi perdere la voglia di leggere il libro che scorre via come un romanzo.

C’è la storia di Roma e la storia della Chiesa nelle vicende del Seminario e ovviamente la storia dei Papi.

Il grande dipinto che orna l’attuale Sala dei Papi nell’edificio che oggi accoglie il Seminario alle spalle della Basilica di San Giovanni in Laterano, racconta la sua fondazione nel 1565.

Al centro Pio IV che guarda un gesuita inginocchiato con una pergamena in mano, San Carlo Borromeo nipote del Papa, due giovanetti uno vestito da chierico e uno da nobile e due cardinali sullo sfondo della basilica di San Pietro, e uno ha una borsa evidentemente vuota.

C’è tutta la storia della nascita del Seminario in quel quadro, ma se si vogliono avere altri dettagli bisogna sfogliare gli annali dell’istituzione.

Ecco uno stralcio: “ Nell’anno 1565, quinto del pontificato di Pio IV, essendo il cardinale Giacomeo Savello vicario, Protettore del seminario e Rettore dell’istesso, il padre Giovanni Battista Perusco, romano, fu fondato il Seminario Romano nel primo giorno del mese di febraro”.

Era il punto di arrivo di un anno e mezzo dopo che il Concilio di Trento il 15 luglio del 1563 aveva deciso la istituzione dei seminari per la formazione del Clero.

Non bisogna immaginare il Concilio di Trento come il Vaticano II. Il Papa non assisteva alle sedute e veniva rappresentato dai legati. Tramite due di loro arriva al Papa la richiesta della nascita del Grande Seminario con alunni da tutte le nazioni e gestito dai Gesuiti allora un ordine giovanissimo visto che Sant’ Ignazio lo aveva fondato nel 1534.

A sostenere il Papa ci fu il “cardinal nepote” figura molto particolare nella corte pontificia ma che nel nostro caso altro non era che San Carlo Borromeo.

Si trattava di trovare i fondi per la nuova istituzione e se ne occupò il cardinal nepote. Alla fine il Papa in persona scelse di usare i fondi della Camera Apostolica e si iniziarono i lavori.

Si chiuse il Concilio di Trento e nel Concistoro del 1564 il Papa allargò la commissione che doveva occuparsi di due seminari, uno internazionale e uno solo per Roma.

I due progetti sembravano procedere ma nell’estate del 1564 il cardinale Borromeo che risiedeva a Roma decise di fare il vescovo di Milano a tempo pieno. Era il frutto di un cammino di “conversione” dovuto proprio ad un padre gesuita, Ribeira.

Il Papa ci rimane male e perde fiducia nei gesuiti. E così anche il clero romano. Ma alla fine il Papa rinnova l’incarico per il Seminario ai gesuiti. Nel gennaio del 1565 Padre Lainez che era incaricato del progetto muore e al suo posto arriva Francesco Borgia. É lui che il 1 febbraio apre il Seminario. Arrivano i primi sette alunni.

E’ il periodo del confronto tra Papa e Concilio, tra primato e collegialità. Ci vuole almeno un anno dopo la fine dell’ Assise perché il Papa possa iniziare liberamente un lavoro e la “conversione” di Carlo Borromeo che da uomo di governo diventa pastore di anime andando a Milano crea dei ripensamenti.

Il problema del sostentamento era difficile da gestire tanto che i gesuiti rifiutarono la amministrazione.

I primi due anni di vita del Seminario romano sono molto bene documentati. Tutto il sistema del Seminario andava “inventato” sulla base delle indicazioni del Concilio.

In un anno da sette alunni iniziali si arrivò a 71 con 14 padri addetti al servizio.

Inizia anche una terminologia nuova. Ci sono i chierici e i convittori. I primi avevano intenzione di diventare sacerdoti e beneficiavano del sostegno della tassa per il Seminario,  i secondi erano figli di famiglie nobili che si auto finanziavano.

La sede era quella di Palazzo Pallavicini in Campo Marzio, oggi in via dei Prefetti, nei pressi di Montecitorio. Nel 1565 la Camera Apostolica lo affittò  per 1000 scudi annui. Ma  Collegio Romano dove i gesuiti tenevano la formazione  richiese il primo trasferimento a Palazzo Madama, e poi a Palazzo della Valle tra il 1571 e il 1573. Ma quando si decise di unire i convittori del Collegio Germanico al Seminario, la sede di palazzo Della Valle divenne troppo angusta eil Seminario si trasferì al palazzo Colonna.

Dal 1575 per dieci anni il Seminario arriva a Palazzo Piccolomini, poi  arriva in due case prese in affitto dai signori Francesco e Marcantonio Spannocchi, situate difronte all'obelisco di S. Macuto, E a Palazzo Nardini fino al 1608. A Palazzo Borromeo rimane più a lungo dal 1608 al 1772

Con la soppressione dei Gesuiti nel 1773 , il Seminario si trasferì nel grandioso edificio del Collegio Romano. Dopo la ricostruzione della Compagnia nel 1814, i Gesuiti ritornarono gradualmente in possesso dei loro istituti, e finalmente nel 1824 Leone XII restituì loro anche il Collegio Romano, trasferendo il Seminario all'Apollinare. Nel 1824 Leone XIII restituendo il collegio Romano ai Gesuiti, vi pose il Seminario Romano con la residenza del Cardinal Vicario e della sua Curia. Qui il Seminario vi rimase per quasi novant'anni (eccetto il biennio 1948-50) fino al 1913, quando Pio X, volendo riunìre vari seminari e collegi ecclesiastici di Roma, decise il trasferimento nel nuovo e più grande edificio appositamente fatto costruire presso la Basilica di S. Giovanni al Laterano.

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