Firenze, 09 June, 2020 / 10:00 AM
La Caritas di Firenze in collaborazione con la Fondazione Solidarietà Caritas Onlus lancia una serie di report per offrire un quadro aggiornato dei fenomeni di povertà della diocesi. Chi sono i nuovi poveri e quali i loro bisogni in particolare?
"L’iniziativa, a cura dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse, nasce all’indomani della crescente domanda di aiuto causata dall’emergenza sanitaria degli ultimi mesi, per rilevare e rispondere alle situazioni di disagio e vulnerabilità del territorio", spiega il sito della Arcidiocesi di Firenze.
Rispetto al periodo pre-Covid è una certezza che sia aumentata la necessità di beni primari come cibo, medicine, vestiti. Ma anche di aiuti economici per il pagamento di bollette, affitti, spese per la casa, e psicologici.
“Ciò che proponiamo come Osservatorio – afferma Riccardo Bonechi, direttore della Caritas diocesana, sempre al sito della Arcidiocesi di Firenze – è una lettura dei fenomeni che si sono registrati in relazione alla pandemia. Tanti nuovi poveri hanno infatti bussato alle nostre porte e non è stato semplice rispondere a tutti, ma grazie al prezioso lavoro degli operatori della Fondazione e dei volontari – sottolinea – siamo riusciti a garantire l’apertura dei nostri servizi e ad essere vicini a tutti coloro che si trovano nel bisogno”. “Come Caritas – conclude Bonechi – per noi resta fondamentale la costruzione di relazioni con le persone incontrate perché solo da questo, possiamo ridare loro fiducia nel futuro ed essere punto di rifermento nei momenti di sconforto e di solitudine”.
Questi i risultati principali della ricerca: secondo lo studio condotto da Caritas Firenze, il profilo del nuovo povero è quello di coppie giovani, più italiane che straniere, con figli (spesso soltanto uno), con un solo reddito o anche con due redditi di cui uno o entrambi precari, che si sono trovati a seguito dell’arresto delle attività con una drastica riduzione delle entrate. Tra i più colpiti, i commercianti, i lavoratori autonomi o soggetti impiegati in attività in nero, nel turismo, nella ristorazione o nei servizi scarsamente qualificati, ma anche lavoratori stabili addetti ad imprese private.
"In conclusione lo studio evidenzia che, se durante il lockdown, a predominare è stata la fragilità delle risorse alimentari, in questa seconda fase i Centri d’Ascolto si troveranno ad affrontare l’onda lunga della crisi che già comincia a manifestarsi attraverso nuove richieste legate al pagamento delle utenze e dell’affitto", conclude il sito.
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