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Il Beato Giacomo Villa "l'Elemosiniere" e la carità sanitaria

Nella Lettera di San Giacomo, l'apostolo esorta a guardare ai poveri ed agli ultimi come leitmotiv della vita cristiana. Seguire Cristo è accogliere la sua regalità nella vita e farsi fratello ai fratelli.

Questo è stato il credo della vita del beato Giacomo Villa detto l'Elemosiniere.

Il suo nome è legato alla storia del Medioevo, del XIII° secolo, ed all'intervento dei singoli alla vita, sociale e religiosa, della propria realtà.

La cosa che più sorprende nella sua vita è che, oltre ad essere Terziario dei Servi di Maria ed avvocato, si prodigò attivamente per offrire una risposta importante nel settore della sanità, fondando un Ospedale, a proprie spese, nei pressi della porta del Vicciano, a città della Pieve.

Religioso, avvocato ed operatore della sanità, la sua opera guardò sempre e solo ai piccoli, descritti del Cristo, nel discorso della Montagna.

La sua biografia è lineare: nato a Città della Pieve, nel 1270, laureato in Giurisprudenza presso l'Università di Siena, di professione è avvocato.

Nel Proprio dell'Ordine, si legge che “già allora si interessava dei poveri e degli ammalati; e, come avvocato, non risparmiava nessun sacrificio nella difesa degli orfani, delle vedove e dei bisognosi. In seguito, per meglio aderire al comandamento del Signore, decise di dare tutti i suoi beni ai poveri e di dedicarsi completamente al servizio degli ammalati”.

A Siena, conosce l'opera dei Servi di Maria che prestavano servizio presso l'Ospedale di Santa Maria della Scala, abbracciandone la Regola.

Di mente aperta e di cuore deciso, fu ammesso al Terz'Ordine, dedicandosi alle lodi alla Vergine, nel servire i più poveri ed abbandonati.

In ciò, il beato Giacomo profuse tutte le ottime qualità ricevute, sia come cattolico, sia come membro dell'Ordine servita, seminando, nella propria realtà, il segno dell'amore materno di Maria.

Nel nosocomio da lui eretto, lo scopo principale della sua azione era la guarigione, spirituale e materiale, dei ricoverati.

Per loro si sacrificava e si prodigava per raggiungere il benefico risultato, offrendo cosi una risposta a quelle necessità.

Le Fonti storiche evidenziano che :”A sue spese restaurò la chiesa e l’ospizio fuori della Porta del Vecciano in quel tempo fatiscenti. Accoglieva nell’ospizio i più diseredati, servendoli con straordinaria carità: dava loro da mangiare, ne medicava le piaghe, offriva loro i più umili servizi”.

Le caratteristiche di questa realtà erano chiare; servizio gratuito, cure mediche ed accoglienza.

Anche San Filippo Benizi, prima di entrare fra i servi di Maria, si era prodigato come medico, dando la stessa risposta, seppur per poco tempo, ai bisogni delle persone che a lui si rivolgevano.

In quest'opera, il beato Giacomo non si risparmiò, neppure, quando si trattò di difendere l'Ospedale, da coloro che ne rivendicavano le pesanti imposizioni fiscali.

Come avvocato difese la sua struttura, in tre gradi di giudizio dimostrando, giuridicamente, la veridicità della propria azione e risultando vincitore.

Ucciso, dai suoi avversari, per aver difeso i poveri ed i diseredati che trovavano rifugio, nella sua opera, fu martire per la giustizia, ma quella vera del Regno dei cieli.

Leggendo le antiche biografie sulla sua vita, si scopre che, oltre alla affiliazione servita, era anche terziario francescano e membro della confraternita dell'Ospedale della Scala, a Siena.

Tali appartenenze, molto comuni nella devotio del Medioevo, confermano l'atteggiamento, interiore ed esteriore, di un cattolico, cosciente del proprio ruolo ed attivo in un apostolato intelligente e fattivo nei confronti degli ultimi.

Papa Pio VII, lo elevò al titolo di beato, chiamandolo “il Santo elemosiniere” ed il 17 maggio 1806 ne approvò il culto.

Sepolto nella cittadina umbra, è uno dei frutti più belli di quel seme che il vangelo, pianta nel cuore dell'uomo per la crescita di quel Regno, che sempre ha brillato nel cuore del beato Giacomo Villa , in favore del prossimo.

 

(La storia continua sotto)

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