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Il Cardinale József Mindszenty, un martire del XX Secolo

Il 6 maggio di 45 anni fa moriva una delle figure maggiormente perseguitate della Chiesa Cattolica del XX secolo: il Cardinale ungherese József Mindszenty.

Nato il 29 marzo 1892, si formò presso il seminario di Szombathely e fu ordinato sacerdote il 12 giugno 1915. Già nel 1919 venne arrestato dal regime comunista ungherese di Béla Kun.

Nel 1944 Papa Pio XII lo elesse Vescovo di Veszprém ma subito dopo venne arrestato dai nazisti.

Una volta liberato nel 1945 Pio XII lo Arcivescovo di Esztergom e primate d'Ungheria. Un anno dopo venne creato Cardinale di Santa Romana Chiesa, del titolo di Santo Stefano al Monte Celio.

Con l'avvento del comunismo in Ungheria, il Cardinale venne nuovamente perseguitato. Arrestato e torturato nel 1948 fu condannato all'estargolo.

Durante l'insurrezione ungherese nel 1956 si schierò con i rivoltosi ma con l'arrivo delle truppe sovietiche fu costretto a rifugiarsi nell'Ambasciata americana a Budapest dove rimase fino al 1971. Gli venne così impedito di raggiungere Roma per partecipare ai conclavi del 1958 e del 1963.

Fortemente contrario alla Ostpolitik vaticana, il Cardinale Mindszenty lasciò nel 1971 l'Ambasciata americana a Budapest per raggiungere prima il Vaticano e poi Vienna.

Lasciato l'incarico - nominale - di Arcivescovo di Budapest nel 1973, morì per un attacco cardiaco il 6 maggio 1975 a Vienna.

Caduto il comunismo nel 1991 la sua salma è stata traslata a Esztergom, dove ora riposa nella cripta della Cattedrale di Nostra Signora e di sant'Adalberto.

Nel 1996 è stata aperta la causa di canonizzazione e nel 2019 Papa Francesco ne ha riconosciuto le virtù eroiche.

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