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Un servizio di EWTN News

Il Papa: "Il Vescovo sia pedagogo, catechista e missionario"

"Siete Vescovi della Chiesa, recentemente chiamati e consacrati. Siete venuti da un irripetibile incontro con il Risorto. Attraversando i muri della vostra impotenza, Egli vi ha raggiunto con la sua presenza. Benché conoscesse i vostri rinnegamenti e abbandoni, le fughe e i tradimenti. Ciononostante, Egli è arrivato nel Sacramento della Chiesa e ha soffiato su di voi. È un alito da custodire, un soffio che sconvolge la vita che non sarà mai più come prima, anche se rasserena e consola come brezza leggera, di cui non ci si può impossessare. Vi prego di non addomesticare tale potenza, ma di lasciarla continuamente sconvolgere la vostra vita". Sono le parole con cui Papa Francesco stamane ha salutato i Vescovi nominati nel corso dell’ultimo anno.

"A voi - ha ricordato il Pontefice - è affidata la predicazione della realtà che sostiene tutto l’edificio della Chiesa: Gesù è Risorto! Non si tratta di una proclamazione ovvia né facile. Il mondo è così contento del suo presente, almeno in apparenza. Gli uomini sono così dimentichi dell’eternità mentre, distratti e assorti, amministrano l’esistente, rimandando quanto verrà. Tanti si sono tacitamente rassegnati all’abitudine di navigare a vista, al punto da rimuovere la realtà stessa del porto che li attende. Molti sono così rapiti dal cinico calcolo della propria sopravvivenza, che ormai si sono resi indifferenti e, non di rado, impermeabili alla stessa possibilità della vita che non muore".

"Come potremmo affrontare - si è domandato Francesco - l’increscioso presente se si sbiadisse in noi il senso di appartenenza alla comunità del Risorto? Penso alle sfide drammatiche come la globalizzazione, che avvicina ciò che è lontano e d’altra parte separa chi è vicino; penso al fenomeno epocale delle migrazioni che scombussola i nostri giorni; penso all’ambiente naturale, che è minacciato dal miope e spesso predatorio sfruttamento; penso alla dignità e al futuro del lavoro umano, di cui sono prive generazioni intere, ridotte a statistiche; penso alla desertificazioni dei rapporti, alla deresponsabilizzazione diffusa, al disinteresse per il domani, alla crescente e paurosa chiusura; allo smarrimento di tanti giovani e alla solitudine di non pochi anziani. Sono certo che ognuno di voi potrebbe completare questo catalogo di problematiche".

I Vescovi - ha aggiunto - siano "pedagoghi, guide spirituali e catechisti". Intercettate il cammino di coloro che "si sono allontanati perché delusi dalle promesse della fede o perché troppo esigente è sembrato il cammino per raggiungerle. Non pochi sono usciti sbattendo la porta, rinfacciandoci le nostre debolezze e cercando, senza riuscire del tutto, di convincersi che si erano lasciati ingannare da speranze alla fine smentite. Non vi scandalizzate dei loro dolori o delle loro delusioni. Spendete tempo per incontrarli sulla strada della loro Emmaus. Dispensate parole che rivelino loro ciò che ancora sono incapaci di vedere: le potenzialità nascoste nelle loro stesse delusioni. La fede della comunità sarà arricchita e confermata dalla testimonianza del loro rientro".

Il Vescovo - infine - sia missionario. Cercate - ha chiesto il Papa - "chi non conosce Gesù o l’ha sempre rifiutato. Andate nella loro direzione, fermatevi davanti a loro e guardate, senza paura o soggezione, su quali alberi si sono arrampicati. Non abbiate paura di invitarli a scendere subito. Non è vero che possiamo prescindere da questi fratelli lontani. Non ci è consentito di rimuovere l’inquietudine per la loro sorte. Inoltre, occuparci del loro autentico e definitivo bene potrebbe aprire una breccia nel murato perimetro con cui gelosamente tutelano la propria autarchia. Vedendo in noi il Signore che li interpella, forse avranno il coraggio di rispondere all’invito divino. Qualora ciò avvenisse, le nostre comunità saranno arricchite di quanto essi hanno da condividere".

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