Parigi, 08 September, 2015 / 5:40 PM
Occorre “la consapevolezza della comunità internazionale per affrontare l’emergenza umanitaria e garantire condizioni minime di sicurezza per le minoranze e comunità cristiane; garantire il diritto dei rifugiati di tornare in patria e vivere in dignità e sicurezza; affrontare il fenomeno del terrorismo e promuovere il dialogo interreligioso”. Perché fondamentali sono “il valore della vita, la dignità umana, la libertà religiosa, la pace e l‘armonia tra le persone e i popoli”; anzi, sono “la posta in gioco” davanti al “perpetuarsi di violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale da parte dello Stato Islamico presunto e da altre parti coinvolte”, soprattutto in Medio Oriente.
Per monsignor Paul Richard Gallagher il terrorismo si combatte con il dialogo, prima di tutto. Il segretario per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato Vaticana lo ha ribadito questa mattina a Parigi, intervenendo “Conferenza sulle vittime di violenze etniche e religiose in Medio Oriente”.
C’è “il diritto alla religione e alla coscienza” per il “Ministro degli esteri” vaticano. E “la libertà di religione comprende, naturalmente, la libertà di cambiare religione. Tuttavia, in molti Paesi del Medio Oriente, c’è libertà di culto, ma a volte, lo spazio lasciato alla libertà di religione è piuttosto limitato. Estendere questo spazio di libertà diventa una necessità per assicurare a tutti i membri della varie comunità religiose la vera libertà di vivere e professare la propria fede”.
Perciò “è opportuno che gli Stati della regione siano direttamente coinvolti, con il resto della comunità internazionale, nella tutela dei diritti fondamentali dei cristiani e delle persone appartenenti ad altre minoranze religiose”. Altro diritto da difendere è quello dei rifugiati a “tornare in patria e vivere in dignità e sicurezza”: “il concetto di cittadinanza deve essere compreso nel suo senso più ampio, così da costituire un punto di riferimento nella vita sociale”.
Gallagher ha ricordato come l’antidoto al fondamentalismo sia “il dialogo interreligioso”. Dal segretario per i rapporti con gli Stati è arrivato un appello ai leader ebrei, cristiani e musulmani a “promuovere la comprensione reciproca e a denunciare chiaramente la strumentalizzazione della religione per giustificare la violenza”. “È necessario - ha concluso - promuovere una separazione positiva e rispettosa tra religione e Stato, due sfere che possono coesistere senza conflitti attraverso il dialogo”.
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