Città del Vaticano , 12 April, 2020 / 11:35 AM
Non c’è il rito del Resurrexit, che San Giovanni Paolo II aveva ripristinato dal 2000. A causa dell’emergenza sanitaria in atto, Papa Francesco ha preferito non fermarsi davanti all’icona del Santissimo Salvatore e proclamare la Resurrezione di Cristo. Ma ci sono il crocifisso di San Marcello, che salvò Roma dalla peste del 1522 e che Papa Francesco, dopo averlo visitato il 21 marzo e che ha voluto con sé dal 27 marzo, giorno della speciale benedizione urbi et orbi in una piazza San Pietro iconicamente vuota e colpita dalla pioggia. E c’è l’icona di Maria Salus Populi Romani, che il Papa venera a Santa Maria Maggiore prima e dopo ogni viaggio e che si dice sia stata dipinta proprio da San Luca.
È una Messa, dunque, più dimessa, con le poche persone che hanno partecipato con il Papa ai riti della Settimana Santa, e il Cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica di San Pietro, in prima fila. Il Papa non dice omelia, ma questa è una consuetudine per la Messa della mattina di Pasqua: non lo aveva fatto nemmeno lo scorso anno.
Ma cosa era il resurrexit “tagliato” dalla liturgia odierna? Surrexit Domine e Sepulchro era l’invocazione che i Papi proclamavano nella cappella di San Lorenzo, oggi Santuario della Scala Santa, davanti all’icona del Santissimo Salvatore che è considerata acheropita, cioè non forgiata da mani di uomo. E il Papa entrava poi nella porticina ai piedi dell’icona per baciarne i piedi, e poi si recava a Santa Maria Maggiore, che era la chiesa stazionale al tempo, dove celebrava il solenne rito della Pasqua.
La tradizione si perse dopo il trasferimento del Papato ad Avignone. Quando i Papi tornarono a Roma, la statio fu trasferita nella Basilica di San Pietro, e i Papi hanno sempre celebrato la Pasqua lì. Con il grande Giubileo del 2000, Giovanni Paolo II volle ripristinare l’antica tradizione nel rito, che tutti i Papi hanno poi mantenuto.
È una Pasqua particolare, e la Messa si tiene all’interno della Basilica e non sulla piazza, che da 35 anni era decorata con fiori provenienti dall’Olanda. L’Olanda aveva già deciso, per la prima volta in 35 anni, di non inviare fiori a causa dell’emergenza coronavirus.
I fiori erano selezionati da una squadra di fioristi coordinati da Paul Deckers. La scelta guardava sempre al valore simbolico dei fiori, con una prevalenza di fiori bianchi e gialli, che rappresentavano la Città del Vaticano. I fiori di giglio erano sempre prevalenti: sono emblema di purezza, e nell’iconografia cristiana sono il simbolo della Vergine Maria.
Sono arrivati a Papa Francesco anche gli auguri di Sergio Mattarella, presidente della Repubblica italiana. Nella lettera, il presidente sottolinea che "in questo tempo di profonda inquietudine", Papa Francesco "non ha fatto mancare a un’umanità sofferente la consolazione del Suo paterno accompagnamento, il sollievo della Sua concreta e generosa vicinanza, l’invito a compiere gesti di attenzione e di premura nei confronti di chi è nel bisogno sul piano affettivo, spirituale o materiale”.
Il presidente ha ricordato, in particolare, la benedizione urbi et orbi del 27 marzo, sottolineando che nel silenzio di piaza San Pietro "particolarmente forte è risuonata l’eco del Suo altissimo appello ad abbandonare ogni illusorio egoismo e a vivere appieno il messaggio pasquale, percorrendo con coraggio la via del servizio”.
Mattarella anche ringraziato il Papa per “le parole vibranti di vita e di speranza” indirizzate all'Italia, e ha fatto gli auguri anche per il prossimo onomastico di Papa Francesco, il 23 aprile, giorno di San Giorgio.
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