Gerusalemme, 30 March, 2020 / 10:00 AM
Le celebrazioni del Triduo Pasquale al Santo Sepolcro sono imprescindibili, e il Patriarcato Latino di Gerusalemme non vi rinuncia. Ma queste non potranno essere di riferimento per gran parte della diocesi. In una nota, l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, amministratore del Patriarcato, delinea come saranno le celebrazioni al Santo Sepolcro in questa situazione eccezionale dato dalla pandemia del COVID-19.
L’arcivescovo Pizzaballa sottolinea che “il cuore della Settimana Santa è ovviamente al Santo Sepolcro”, ma lì le celebrazioni saranno “necessariamente ridotte”, sia a causa delle limitazioni legate al coronavirus, ma anche a causa di quelle dello Status Quo, che è l’accordo sulla gestione dei Luoghi Santi tra le varie Chiese cristiane che si è stabilito tra il XVII e il XVIII secolo.
Il Santo Sepolcro non può, dunque, essere “punto di riferimento per gran parte della diocesi”, e così ci sarà una celebrazione del Triduo Sacro in arabo trasmesso in diretta streaming che avrà luogo dalla Chiesa Co-Cattedrale del Patriarcato.
Il Patriarcato Latino ha poi adattato le celebrazioni al decreto della Congregazione del Culto Divino del 25 marzo, e del decreto della Congregazione delle Chiese orientali sulle celebrazioni della Pasqua dedicato alle Chiese che ad essa fanno riferimento. Il Patriarcato si rifà anche alla nota del 19 marzo scorso della Penitenzieria Apostolica sul sacramento della confessione e sulle indulgenze per i malati di COVID 19.
Queste le disposizioni: non ci sarà processione nella Domenica delle Palme, ma il Patriarcato invita i parroci a fare il possibile per mettere a disposizione dei loro fedeli i rami di ulivo già benedetti e le bottigliette di acqua santa che i fedeli possono portare a casa.
È stata spostata la data della Messa crismale, che ha luogo il Giovedì Santo con i sacerdoti della diocesi: è la Messa durante la quale si benedice l’olio che sarà poi usato durante l’anno. La Messa crismale è stata spostata a Pentecoste (il 31 maggio), quando “speriamo le restrizioni saranno rimosse o comunque ridotte sufficientemente da poter celebrare”. In quella circostanza, ci si aspetta anche di riprendere pubblicamente e ufficialmente le attività pastorali.
Per quanto riguarda il triduo nelle parrocchie, c’è da considerare il fatto che la maggior parte delle parrocchie è di lingua araba, ma seguono due calendari diverse (giuliano gregoriano) e poi ci sono parrocchie di lingua greca e inglese a Cipro, e il Vicariato Ebraico e il Vicariato con i migranti.
La scelta è quella di “evitare la proliferazione mediatica di celebrazioni individuali o personalizzate”, anche perché “la celebrazione del Triduo nelle parrocchie vuote, con il sacerdote solo davanti alla telecamera non abbia molto senso e del resto non tutte le parrocchie sono in grado di trasmettere. Le celebrazioni separate per ogni singola parrocchia e comunità hanno senso se vi è una comunità che si riunisce fisicamente”.
Così, l’arcivescovo Pizzaballa chiede “un minimo di coordinamento in assenza di comunità fisica”, che è “l’unico modo di custodire un po’ di unità tra di noi”.
La sera del Sabato Santo, come suggerito dalla Congregazione delle Chiese Orientali, si chiede a tutte le parrocchie, anche dove non si celebra, di suonare le campane nell’orario previsto per la celebrazione delle liturgia della vigilia, per invitare tutti a un momento di preghiera.
Quindi, la parrocchie di lingua araba con il calendario gregoriano possono unirsi alla celebrazione in streaming del Patriarcato, e quelle con calendario giuliano possono eccezionalmente unirsi. Per le parrocchie di lingua araba con il calendario giuliano si chiede al Vicariato di Giordania di organizzare “un’unica celebrazione per tutto il territorio del Vicariato, con un minimo di animazione liturgica”, e anche “le parrocchie della zona pastorale di Ramallah che pensano sia meglio conservare la data ortodossa, si organizzino per avere una sola celebrazione, facendo riferimento alla parrocchia di Ramallah. Invito i sacerdoti della zona ad organizzarsi insieme, se le circostanze esterne lo permetteranno”.
Quindi, le istruzioni per gli altri Vicariati non di lingua araba: una sola celebrazione in streaming per il Vicariato di Cipro, così come per il Vicariato ebraico di San Giacomo, mentre al Vicariato per i migranti è chiesto di organizzarsi per “avere possibilmente un’unica celebrazione nelle rispettive lingue oppure con alcune comunità unite, come spesso fanno nelle grandi celebrazioni pubbliche”.
L’arcivescovo Pizzaballa, poi, nota che le trasmissioni in streaming “non potranno mai sostituire la presenza fisica alle celebrazioni”, e quindi ritiene “utile e fruttoso invitare le nostre rispettive comunità a pregare in famiglia”, e chiede ai Vicariati e agli uffici diocesani “a preparare sussidi per aiutare le famiglie a pregare di nuovo insieme in casa”, perché “molti ormai non sanno più pregare insieme e credo che sia importante aiutare le famiglie a riprendere questa bella tradizione”.
Si lascia alle comunità religiosa la possibilità di celebrare il Triduo se hanno un sacerdote, o, in caso contrario, di seguire una celebrazione attraverso i media. Ai sacerdoti viene concesso eccezionalmente di celebrare individualmente il Giovedì Santo, o, in caso contrario, viene loro indicato di pregare con la “liturgia delle ore e l’adorazione al Santissimo Sacramento”.
Quindi, la confessione. Si possono dare assoluzioni collettive in posti dove sono raccolte diverse persone in stato di necessità, come ospizi, ospedali e case di accoglienza. Quando non si possono fare confessioni individuali, “si invitino i fedeli ad un sincero atto di contrizione, con l’impegno di confessarsi sacramentalmente ad un sacerdote non appena questo sarà possibile”.
Infine, l’arcivescovo Pizzaballa chiede che “in tutte le preghiere e celebrazioni non si dimentichi di pregare per le vittime di questo virus, per la Chiesa nel mondo e in particolare per la nostra Chiesa di Gerusalemme”.
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