lunedì, novembre 25, 2024 Donazioni
Un servizio di EWTN News

Ritorna la scuola. Dal "Bambino Gesù" un "vademecum"

L’avvio dell’anno scolastico è alle porte e l’Ospedale “Bambino Gesù” stila il suo vademecum, in realtà uno “speciale con le indicazioni degli specialisti”, spiegano. Scopo, “aiutare le famiglie, ma anche gli insegnanti - precari e di ruolo - ad affrontare con serenità il nuovo anno”.

Tra le questioni più sentite, le allergie alimentari e le mense scolastiche – “un problema che coinvolge tra l'1 e il 3% della popolazione scolastica”, l’inserimento scolastico e i “problemi di distacco”, i compiti a casa, ma anche gli zaini pesanti e la postura, “tra realtà e falsi miti”.

Per tutti, i “consigli sul come affrontare in modo sereno dubbi, problemi e angosce legate alla scuola”, ma anche i disturbi specifici dell’apprendimento, “che riguardano il 2-3% della popolazione scolastica” o il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), “uno dei più comuni disordini dell'età evolutiva che colpisce circa il 3% della popolazione (con una maggiore incidenza nei maschi)”, spiegano dall’ospedale.

“Particolare attenzione – continuano dal Bambino Gesù - è stata riservata al cambiamento intercorso negli ultimi anni nel rapporto genitori-insegnanti e su come questo abbia influenzato l'atteggiamento dei figli nei confronti dell'istituzione scolastica”.

D’altronde, “viviamo in una società nella quale, spesso per necessità, entrambi i genitori sono impegnati per buona parte della giornata, e quindi hanno minore possibilità di seguire i figli nella scuola – spiega la dottoressa Luigia Milani, psicologa del Bambino Gesù - Questo comporta, però, un cambiamento profondo”.

“Ci sono – continua Milani - sensi di colpa e di inadeguatezza da parte dei genitori, che possono portare, insieme all'ansia per trovarsi a dover gestire una situazione senza averne le competenze, a vedere nell'insegnante più un nemico che un alleato nell'educazione del figlio, e nel figlio una parte di sé vulnerabile e bisognosa di protezione rispetto all'esterno. Tutto ciò ha, però, ripercussioni sul bambino: questo sentirsi "difeso a spada tratta" non ha solo una valenza positiva, in quanto gli fa sentire i genitori come alleati. Se la difesa è eccessiva e incondizionata, essi vengono infatti percepiti come alleati acritici, poco attenti a quello che realmente è, e soprattutto non lo guidano ad accettare i propri limiti e a lavorare per superarli”.

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