Città del Vaticano , 24 January, 2020 / 4:44 PM
Un incontro che ha avuto luogo mentre a Washington stava preparandosi la Marcia per la Vita, tema che è stato al centro della conversazione di quasi un’ora tra Mike Pence, vicepresidente degli Stati Uniti, e Papa Francesco. I due hanno parlato anche della situazione delle minoranze religiose in Medio Oriente e della situazione in Venezuela, secondo quanto ha raccontato il vicepresidente Mike Pence in una intervista esclusiva con EWTN.
Per il vicepresidente Pence, è stato un “grande privilegio trascorrere del tempo con Papa Francesco” proprio mentre a Washington ci si preparava alla marcia per la vita, ed è stata “una gioia ascoltare la passione di Papa Francesco per la Santità della vita”.
Il vicepresidente Pence ha ricordato che “la Chiesa negli Stati Uniti è stata alla testa del movimento per la vita” fiorito dalla legge che legalizzò l’aborto, la Roe vs. Wade.
E proprio il tema della vita è uno dei grandi temi della collaborazione tra Stati Uniti e Chiesa: alla Marcia per la Vita di Washington, ricorda il vicepresidente USA, “c’è un grande numero di giovani cattolici” e quello che ci si aspetta dalla Chiesa è di “continuare ad educare i giovani riguardo il tema della vita”.
Con soddisfazione, il presidente ha poi affermato che “in verità negli Stati Uniti ci sono sempre più persone che difendono il diritto della vita”, e che l’obiettivo dell’amministrazione Trump è di “restaurare la santità della vita al centro della politica americana”, lavoro portato avanti passo dopo passo, anche togliendo fondi ad enormi organizzazioni abortiste come Planned Parenthood.
Altro tema, la situazione in Venezuela. “Volevo sapere da Papa Francesco cosa pensava si dovesse fare come comunità globale per il Paese”, ha spiegato il vicepresidente, che ha sottolineato che il Paese è in arretramento a causa della “dittatura di Maduro” e che già 5 milioni di persone sono andate via. “Ho chiesto – ha aggiunto – consiglio al Papa su come lavorare insieme e continueremo a fare pressione perché ci sia in Venezuela una rinascita della democrazia. Credo nella voce della Chiesa in Venezuela”.
La conversazione con Papa Francesco ha toccato anche la situazione in Medio Oriente. In particolare, il vicepresidente Pence ha parlato del lavoro fatto con le organizzazioni caritative cattoliche per permettere alle comunità cristiane di Iraq di tornare a casa (tra queste, i Cavalieri di Colombo), e ha sottolineato che il Papa parla con grande passione della persecuzione religiosa. Parlando successivamente di antisemitismo, il vicepresidente Pence ha attaccato la posizione dell’Iran di “voler cancellare Israele dalla cartina geografica” e chiesto di continuare a isolare l’Iran, perché “non possiamo aiutare gli Stati a sponsorizzare il terrorismo”.
Il vicepresidente USA tornava dal grande evento in Israele per il 75esimo della Liberazione di Auschwitz. Dopo l’incontro con Papa Francesco, un bilaterale in Segreteria di Stato con il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano. Il Cardinale Parolin e Pence avevano già avuto un bilaterale a Washington nel novembre 2017.
In un periodo che potrebbe essere considerato teso per via delle politiche anti-migratorie del presidente Donald Trump, la diplomazia sull’asse Stati Uniti – Santa sede si concentrata su temi di comune interesse: la promozione della libertà religiosa, prima di tutto, con due ministeriali sul tema organizzati negli Stati Uniti che hanno visto anche la partecipazione dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” vaticano; quindi, il tema della vita, cruciale per l’amministrazione Trump, che sarà il primo presidente a parlare ufficialmente alla Marcia per la Vita organizzata a Washington; e poi, una attenzione molto concreta sui problemi nella regione latino-americana, che era sfociata anche in una telefonata diretta tra il Cardinale Parolin e il presidente Pence nell’agosto 2018 per discutere della crisi in Nicaragua e di una possibile mediazione dei vescovi nel Paese.
Uno scambio cordiale di vedute, con il vicepresidente particolarmente fiero perché incontrare il Papa “ha fatto di lui un eroe” di fronte a sua madre, fervente cattolica, e ha portato i saluti del presidente Trump, che ha fatto riferire di aver particolarmente goduto della visita del 24 maggio 2017.
Poi il consueto scambio di doni. Papa Francesco ha regalato, come al solito, le esortazioni Evangelii Gaudium, Amoris Laetitia, Christus Vivit e Gaudete et exsultate e l’enciclica Laudato Si e il messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace.
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