Roma, 30 November, 2019 / 10:00 AM
La storia delle diocesi in Italia è fatta anche dai settimanali e periodici che raccontano la vita delle chiese locali e dei loro territori. Si tratta di giornali che in questo tempo di crisi per l’intero settore dell’editoria vivono momenti difficili: ma pur nelle difficoltà rimangono “presidi di libertà” dando un contributo concreto alla vita delle proprie comunità.
“In voi vedo rappresentate le Chiese del nostro Paese; quelle Chiese che costituiscono davvero una tenda piantata nella città degli uomini”, ha detto il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, presieddendo una liturgia eucaristica durante l’assemblea elettiva della Fisc, la Federazione dei Settimanali Cattolici che oggi raggruppa in Italia e in Europa, 183 testate con circa 800mila copie settimanali diffuse. Il porporato ha parlato di “tenda aperta, disponibile, fraterna; tenda che raccoglie e rilancia le attese, le sofferenze e le speranze della gente, anche con il coraggio di andare controcorrente, quando questo significa stare dalla parte dell’uomo, del povero innanzitutto”.
Giornali che danno un “contributo essenziale alla promozione e all’inclusione nella storia di questo nostro Paese”, ha quindi affermato il card Bassetti sottolineando che “la nostra casa non può che essere costruita attraverso un linguaggio puro e purificato, che sa farsi accoglienza e incontro”.
Giornali e periodici, quindi, che vedono e sentono la Chiesa italiana vicina. I vescovi, infatti, “non possono non sostenere e supportare la voce di coloro che, con la Fisc, chiedono che venga mantenuto il sostegno a favore di questi presidi. È in gioco il pluralismo dell’informazione", ha detto il vescovo Stefano Russo, segretario generale della Cei ia prendo i lavoro del summit organizzato a Roma: "La vita, anche per i media cattolici, è fatta di stagioni che sono unite dal filo rosso della speranza. Alcune si sono chiuse, altre si stanno aprendo. E certamente, nonostante le difficoltà del momento presente, non si può rinunciare alle caratteristiche essenziali del vostro essere: passione, perseveranza, professionalità, qualità".
Una attenzione, come ha detto il presidente uscente della Federazione, don Adriano Bianchi che continua nelle “nostre comunità” parlando di queste testate come giornali di popolo, del territorio, della Chiesa e della gente che hanno ancora la forza di far crescere le coscienze e alimentare lo sguardo di un Paese reale, attraverso la vicinanza alle persone e alla loro vita”. “Il seme è stato gettato negli anni, ma come per le piante ha bisogno di cure costanti. E, soprattutto, di quella premura amorevole che porta frutti. Non temete, quindi, d’imboccare strade nuove o percorsi innovativi. Non temete di lasciarvi interrogare e di cogliere le sfide che il tempo presente pone.
Molto spesso si è portati a indossare il cambiamento come un vestito – come è accaduto tante volte nella storia – ma restando poi sempre fondamentalmente uguali a sé stessi, restando cioè ciò che si era in partenza”, ha detto Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della CEI, evidenziato che il giornale “è il luogo in cui la concretezza della vita misura ogni giorno i concetti e le teorie nel confronto con la fatica e la speranza della gente. Per questo, la cultura del territorio, che ispira e sostiene l’esperienza dei settimanali, non ha avuto timore di confrontarsi con la globalizzazione, le diversità, le nuove tecnologie.
Come altre, ha avuto momenti difficili, ma questa cultura è uscita rafforzata dalla prova perché è nutrita dalla saggezza della gente. La fiducia del lettore nel settimanale non è fine a sé stessa, ma offre indicazioni utili a costruire comunità”. Giornali che condividono esperienze ecclesiali e civili nella linea della libertà e della partecipazione, mettendole a confronto tra loro, ‘leggendole’ alla luce di ulteriori interrogativi e proposte. Testate quindi che rappresentano “le sentinelle della società, ogni volta in cui cercano di mettere in evidenza dove libertà e partecipazione non ci sono; dove sono poste in crisi; dove possono essere potenziate”.
E’ questo il modo per raccontare il cosiddetto “Paese reale. Un paese che vive e sente il territorio e la mancanza di queste “voci”è certamente una “perdita” dal punto di vista culturale ed informativo per la comunità. “I giornali locali sono quelli che hanno i lettori più esigenti”, ha detto il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, incontrando al Quirinale il Consiglio Nazionale della Federazione e sottolineando che le 183 testate aderenti “dimostrano che c’è una forte resilienza, malgrado le difficoltà che periodicamente affiorano e anche qualche assalto che ogni tanto involontariamente viene rivolto alla stampa locale o generalmente ai mezzi di comunicazione”.
“Ancora oggi siamo capaci di fornire un prodotto giornalistico professionale e degno di un’informazione la più completa possibile a volte anche con pochi mezzi, confidando spesso sul volontariato generoso di tanti operatori e sull’illuminato sostegno da un lato delle nostre diocesi, che hanno capito che questo può essere un modo concreto e intelligente di esercitare la virtù della carità, e dall’altro, per molti, ma non tutti, dello Stato che fin ad ora ha riconosciuto nel nostro lavoro un servizio concreto alla libertà, al pluralismo, alla democrazia e alla coesione sociale del nostro Paese”, ha etto nel suo saluto al Capo dello Stato don Bianchi: “di questo sostegno abbiamo ancora bisogno”.
Il presidente Fisc ha presentato la realtà che oggi vede coinvolte 183 testate locali in Italia e alcune all’estero: “giornali del popolo perché giornali della Chiesa, giornali presidi di libertà, giornali del territorio”. Relativamente alle “trasformazioni che il mondo dell’editoria sta vivendo attraverso l’innovazione tecnologica”, il presidente della Fisc ha spiegato che “siamo convinti che, nonostante le nuove modalità di informazione diretta che i cittadini hanno a disposizione attraverso le piattaforme digitali, il ruolo della stampa e del lavoro giornalistico siano ancora insostituibili nel loro compito di mediazione, di un racconto professionalmente calibrato per garantire un corretto sviluppo del dibattito pubblico nei territori e nel Paese”.
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