Roma, 26 November, 2019 / 6:00 PM
Ci sono meno persone a rischio povertà rispetto allo scorso anno, ma in generale resta il fatto che quasi un terzo della popolazione italiana è a rischio povertà o esclusione sociale. Sono le conclusioni del Rapporto sulla povertà 2019 redatto dalla Caritas Roma, che come ogni anno dà uno spaccato della situazione sociale in Italia. Fotografando un nuovo fenomeno: quello degli equilibristi della povertà.
Si tratta di persone che hanno abbastanza reddito per pagare un affitto o anche un mutuo, ma che poi riescono a malapena a pagarsi il mutuo e le bollette. Sono dati che la Caritas ha ricavato dalla rete dei suoi 157 centri di ascolto parrocchiali, dei 3 centri diocesani e delle 52 Opere segno sparse su tutto il territorio.
Il rapporto va letto da più punti di vista: guardando all’Italia, si può notare che ci sono persone a rischio povertà dell’anno precedente (da 30 per cento a 28,9 per cento), ma queste persone sono comunque aumentate di 4 punti percentuali dal 2010 ad oggi. Ad allarmare di più è il Sud Italia, con una bassa intensità lavorativa pari al 20 per cento.
Dal 2007, in dieci anni, il numero delle famiglie in povertà assoluta è raddoppiato, e ha raggiunto il numero di 1 milione e 822 mila famiglie (più di 5 milioni di persone).
Sono invece più di tre milioni le famiglie in povertà relativa, ovvero quasi 9 milioni di persone.
L’istruzione in Italia presenta un ritardo storico, con 3 milioni e 500 mila studenti che hanno abbandonato la scuola superiore dal 2013 ad oggi, una dispersione educativa che impatta in maniera negativa anche sulle capacità linguistiche ed espressive della popolazione.
Ma non solo: l’impoverimento linguistico influisce anche sulla capacità di espressione e di comunicazione, e questo ha un impatto sulla conflittualità delle famiglie, che – si legge nel rapporto – appare accresciuta negli ultimi anni, con il preoccupante aumento di figli che hanno assistito a forme di violenza sulla propria madre (il 60,3 per cento nel 2006, il 65,2 per cento nel 2014), e per la Caritas questa violenza familiare è “in buona parte, frutto di quel malessere sociale diffuso fatto di incertezze crescenti, reattività aggressive, nervosismi, frustrazioni occupazionali e relative a difficoltà economiche (ad esempio gli sfratti), di dipendenze varie (alcol, droga, azzardo) che può sfociare in forme di deragliamento morale”.
Per quanto riguarda la situazione di Roma, diminuiscono i cittadini romani e invecchiano, con un indice di vecchiaia nel 2018 contato in 170 over 65enni ogni 100 minori under 14enni.
Circa il 40 per cento della popolazione romana ha un reddito fino a 15 mila euro, un altro 40 per cento tra 15 mila e 35 mila mentre solo il 17,5 per cento ha redditi imponibili tra 35 mila e 100 mila euro. Si è, insomma, assottigliata la fascia media, e nascono così gli equilibristi della povertà, i quali “non è infrequente mettano in conto la mensa Caritas come una voce del bilancio familiare”.
Dal 2008 al 2018, ci sono state un quarto di nascite in meno, e le madri affrontano “difficoltà mediamente maggiori tanto a livello generale che per quanto riguarda l’ambito dell’offerta di servizi specifici di sostegno alla maternità e all’infanzia”.
Le famiglie sono fragili e poco aiutate, Roma a livello di città presenta una buona offerta di asili nido ma con forti disparita tra i municipi, mentre si delinea anche che Roma è una città rischiosa per le donne, con il 70 per cento degli atti persecutori sulle donne di tutto il Lazio nel 2017.
Infine, una parola sugli utenti Caritas: si sono rivolte ai servizi Caritas 19.969 persone nel 2018, 13780 persone alla Caritas diocesana e 6189 ai centri Caritas parrocchiali.
Gli utenti sono per il 71 per cento uomini per la Caritas diocesana e donne per quelle parrocchiali. C’è una lieve diminuzione, che testimonia come la povertà abbia un carattere oscillante. Ci sono sempre più cittadini extra UE, mentre nelle Caritas diocesane c’è un 6 per cento di utenti minori, soprattutto giovanissimi stranieri.
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