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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco: “Le religioni non sono un sistema chiuso che non è in cammino”

Un momento dell'incontro di Papa Francesco con i partecipanti all'incontro

La fraternità è una “qualità complessa”, da maneggiare con delicatezza, eppure fondamentale da vivere, per i credenti, sempre sotto osservazione e chiamati a dimostrare di essere messaggeri di pace, perché le religioni “non sono un sistema chiuso”. Papa Francesco lo sottolinea incontrando i membri dell’Istituto per il Dialogo Interreligioso in Argentina”, che si sono incontrati a Roma per parlare di “Fraternità Umana per la Pace mondiale e la convivenza comune”.

L’incontro, promosso dall’ambasciatore di Argentina presso la Santa Sede Rogelio Pfirter e dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, prende le mosse dal documento di Abu Dhabi firmato da Papa Francesco e il Grande Imam di al Azhar lo scorso 4 febbraio, ma si basa anche sul lavoro fatto dal Cardinale Jorge Mario Bergoglio, che in Argentina aveva molto lavorato sul cosiddetto “trialogo”, ovvero il dialogo delle tre grandi religioni monoteistiche. Degli altri protagonisti di quel trialogo, l’imam Omar Abboud è ora parte del tavolo vaticano di dialogo islamo-cristiano ispirato alla lettera “Una parola comune”, mentre il rabbino Abraham Skorka ha accompagnato Papa Francesco nel suo viaggio a Gerusalemme.

Nel suo discorso, Papa Francesco si sofferma sul documento di Abu Dhabi, si compiace che questo si sia “diffondendo anche nelle Americhe”, in modo che più visioni possano contribuire a una visione dettagliata del documento, perché “non ci sono alternative: o costruiamo il futuro insieme o non ci sarà futuro”.

Papa Francesco sottolinea che le nostre tradizioni religiose sono “una fonte necessaria di ispirazione per fomentare una cultura dell’incontro”, e che la cooperazione interreligiosa, “basata sulla promozione di un dialogo sincero è rispettoso”, è fondamentale davanti a un mondo che “osserva costantemente ai credenti per vedere quale è la nostra attitudine di fronte alla casa comune e i diritti umani”.

Papa Francesco sottolinea che questa osservazione del mondo richiede anche una collaborazione “tra uomini e donne di buona volontà, che non professano alcune religione, affinché diamo risposte efficaci a tante piaghe del nostro mondo”, la guerra, la fame, la miseria, la crisi ambientale, la violenza, la corruzione, il degrado morale, la crisi della famiglia.

Oggi, aggiunge Papa Francesco, si tratta di cambiare quegli “atteggiamenti” che nella storia hanno portato alle cosiddette guerre di religione: ricorda la Notte di San Bartolomeo, riferendosi al massacro degli ugonotti nell’agosto del 1572 a Parigi. Il Documento sulla fratellanza umana, prosegue, ci chiama ad adottare una “cultura del dialogo” come “via” da percorrere, una “collaborazione comune” come “condotta”, una conoscenza reciproca “come metodo e criterio” d’azione. Solo così si può affermare “che le religioni non sono un sistema chiuso che non si può cambiare”, ma sono “in cammino”.

Soprattutto, si chiede ai credenti di mostrare speranza, e il documento – spiega Papa Francesco – ha l’obiettivo di “adottare la cultura del dialogo come via, la collaborazione comune come condotta e la conoscenza reciproca come metodo e criterio”.

Con il documento, afferma il Papa - le religioni non sono più “un sistema chiuso che non si può cambiare, che non sono in cammino”, e la fraternità “è una realtà umana complessa, cui si deve prestare attenzione e trattare con delicatezza”.

Per Papa Francesco, è importante dimostrare che “i credenti sono un fattore di pace per le società umane”, in modo da rispondere “a quanti ingiustamente accusano le religione di fomentare odio e ad essere causa di violenza”, perché “nel mondo precario di oggi, il dialogo tra le religioni non è un segno di debolezza”.

Papa Francesco ha chiesto dunque di promuovere il messaggio di fraternità in tutta la comunità internazionale, passando dalla “semplice tolleranza” alla “vera coesistenza” e alla “convivenza pacifica”, prendendoci cura “l'uno dell'altro”, alimentando una fraternità che non sia “teorica” ma “autentica”, facendo prevalere “l'inclusione” al posto delle “barriere di divisione”.

 

 

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