Città del Vaticano , 16 November, 2019 / 12:50 AM
Centocinquanta anni dalla fondazione del Bambino Gesù, l’ospedale nato dall’intuizione della Duchessa Arabella Salviati, che vuole un ospedale dedicato solo ai bambini, sul modello dell’Hopital des Enfants Malades di Parigi. Da quella stanza in via delle Zoccolette fondata nel 1869, sono passati centocinquanta anni, e l’ospedale è diventato il “braccio” della santa Sede, chiamato a dimostrare – ha detto Papa Francesco in una udienza speciale con il personale dell’ospedale – “la speciale predilezione della Santa Sede per l’infanzia, col proprio stile di cura amorevole per i piccoli degenti”.
Tre i doni che hanno portato i bambini al Bambino Gesù: una stola sacerdotale decorata con i disegni dei bambini della ludoteca dell'ospedale che si sono ispirati ai temi della Creazione e della salvaguardia del Creato cari a Papa Francesco; il fumetto "Un ospedale per Papa Francesco", disegnato dal fumettista Roberto Battestini con testi di Alessandro Bottero, che ripercorre la vicenda del Complexe Pédiatrique di Bangui; e il libro fotografico "Vite che aiutano la vita", con 130 fotografie di Daniele Garofani, accompagnate da testi dello scrittore Daniele Mencarelli, che danno testimonianza di tutte le figure professionali del Bambino Gesù che ogni giorno scendono in campo per svolgere al meglio la comune missione di accogliere e curare i bambini provati dalla malattia.
Papa Francesco sostiene di amare il messaggio scelto per l’anniversario “il futuro è una storia di bambini”, e stando con i bambini impariamo a frequentare il futuro”, e chiede che “l’autorità morale dei bambini possa essere sempre richiamo alla fedeltà della vocazione originaria di questo ospedale e criterio di discernimento per le scelte future” e "possiamo dire semplicisticamente che sono loro (i bambini) che comandano".
Papa Francesco ringrazia i donatori, si dice consapevole delle necessità economiche che ci sono per mantenere l’ospedale, invita “medici e infermieri” a non fare “mancare il vostro apporto professionale e il vostro zelo affinché sia preservata la tipicità di questa istituzione”.
Papa Francesco si ferma poi nel discorso "che è lungo" e vuole benedire "le mani dei medici e degli infermieri del Bambino Gesù", perché "così possano aiutare i bambini nel loro percorso di malattia e nel ricovero e nell'uscita dalla malattia".
Papa Francesco quindi loda “l’apertura al mondo” dell’ospedale, caratterizzato dalle missioni all’estero, ma anche la focalizzazione su assistenza e ricerca, perché “quanto è migliore la ricerca, tanto migliore è l’assistenza. Non c’è cura senza ricerca e non c’è futuro nella medicina senza ricerca”.
Per Papa Francesco, il Bambino Gesù è “già da tempo proiettato nel futuro, con risultati importanti nel campo della diagnostica delle malattie rare e della cura delle patologie complesse, con lo sviluppo di terapie di precisione”. Il Papa chiede di non perdere “mai la capacità di scorgere il volto sofferente di un bambino anche dietro un semplice campione da analizzare, e di udire il grido dei genitori anche all’interno dei vostri laboratori. II mistero della sofferenza dei bambini non smetta di parlare alle vostre coscienze e di motivare il vostro impegno umano e professionale”.
Aggiunge Papa Francesco che è "difficile trovare risposta sul perché soffrono i bambini. Non c'è risposta, soltanto il servizio al bambino sofferente e lo sguardo al Padre di tutti perché faccia qualche cosa".
Papa Francesco si dice consapevole che “c’è bisogno di sparsi e risorse adeguati”, perché “le esigenze della ricerca scientifica e la crescente domanda di assistenza, anche dall’estero, renderanno necessari nei prossimi anni nuovi investimenti nelle strutture e nelle tecnologie”.
Si tratta, aggiunge Papa Francesco, di un equilibrio difficile, per il quale esorta a “scelte coraggiose e rigorose al tempo stesso, generose e prudenti”, andando avanti, “fedeli al Vangelo e obbedienti all’autorità morale dei bambini sofferenti. Da parte mia, vi sono grato specialmente perché aiutate i piccoli malati a sentire accanto a sé la presenza tenera e rassicurante di Gesù.”
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