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Pace e sicurezza tra i temi dell’incontro di Papa Francesco e il presidente di Lituania

Papa Francesco e il presidente lituano Gitanas Nauseda, Palazzo Apostolico Vaticano, 8 novembre 2019

Diciannove minuti di incontro privato, molta cordialità e anche informalità. Il presidente lituano Gitanas Nauseda, in carica dallo scorso maggio, visita Papa Francesco per la prima volta, nell’ambito di un viaggio che lo ha visto incontrare anche le autorità italiane. Dopo l’incontro con il Papa, il consueto incontro bilaterale con il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, e con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati.

Si legge nel comunicato della Sala Stampa che “durante i cordiali colloqui, ci si è soffermati sui buoni rapporti bilaterali e sul contributo della Chiesa alla società nel corso della sofferta storia del Paese e di fronte alle attuali sfide socio- economiche”.

Il comunicato sottolinea poi che sono anche stati “trattati alcuni temi di mutuo interesse, come la promozione della famiglia, l'accoglienza e la giustizia sociale”, e sono state “affrontate alcune tematiche di carattere regionale e internazionale, quali la

pace e la sicurezza, il conflitto in Ucraina, nonché la necessità di una maggiore solidarietà tra le Nazioni europee per affrontare le diverse sfide che interessano il Continente”.

Con sette persone di seguito, il presidente Nauseda arriva puntualissimo nel Palazzo Apostolico, accompagnato dall’incedere dei gentiluomini di Sua Santità. Il Papa gli va incontro fin quasi sull’altra porta di ingresso, e il presidente afferma che è “un onore essere ricevuto in Vaticano”. Quindi, lo scambio privato, con l’aiuto di un traduttore: è monsignor Visvaldas Kulbokas, uno dei due lituani che lavorano nella Segreteria di Stato vaticana. Monsignor Kulbokas lavora nella seconda sezione, mentre l’altro, monsignor Rolandas Makrickas, è stato recentemente messo a capo dell’amministrazione della Segreteria di Stato.

Al termine dell’incontro, lo scambio di doni. Papa Francesco, come di consueto, ha regalato cinque documenti del Pontificato che ritiene fondamentali: le esortazioni Evangelii Gaudium, Amoris Laetitia, Christus Vivit e Gaudete et exsultate e l’enciclica Laudato Si. Quindi, un medaglione che rappresenta San Pietro nel 1567, fatto da un artista che lavora in Vaticano, il messaggio per la Giornata Mondiale della Pace autografato dal Papa al mattino e la dichiarazione sulla Fratellanza Umana che Papa Francesco ha firmato ad Abu Dhabi.

“Ho dimenticato di menzionare nel nostro colloquio riservato – dice il presidente Nauseda – che sono molto grato per gli sforzi che fa nel costruire ponti con le altre religioni”. Nauseda sottolinea anche che i volumi donati da Papa Francesco “faranno parte della mia biblioteca personale, che oggi conta circa 5 mila volumi”. “Le piace leggere”, commenta Papa Francesco.

Molto simbolici i doni che il presidente Nauseda ha portato a Papa Francesco. Prima di tutto, presenta una raccolta di preghiere di Adele Dirsyte, insegnante cattolica che fu arrestata dai sovietici nel 1946, e poi deportata in Siberia. Lì, compilava preghiere, spesso incise sul legno, che sono poi state raccolte.

Quindi, il presidente ha regalato a Papa Francesco una scultura di Aurelija Simkute, un bronzo che rappresenta una piana. “Questa pianta – ha detto il presidente – simboleggia la Lituania, che ha le radici ben piantate e che vuole continuare a crescere”.

I due doni si possono anche leggere come un riferimento ai temi che si sarebbero trattati nel bilaterale. Tra le preoccupazioni della Lituania, infatti, c’è una crescente tensione con la Russia, tanto che l’arcivescovo Petar Rajic, nunzio apostolico, ha presentato velocemente le sue credenziali perché all’insediamento del nuovo presidente fosse lui il decano del corpo diplomatico, e non l’ambasciatore russo, che era diventato decano mentre la posizione di nunzio era vacante – secondo la convenzione di Vienna, infatti, il nunzio apostolico ha sempre “diritto di decananza”.

In particolare, la Lituania lamenta che la Russia consideri ancora i Paesi baltici come terre perdute, ma ancora sotto l’influenza sovietica. La raccolta delle preghiere sta a ricordare la durezza dell’occupazione russa. Papa Francesco ha conosciuto la durezza dell’occupazione durante il suo viaggio in Lituania nel settembre 2018, e la ha premiata creando cardinale all’ultimo concistoro l’arcivescovo Sigitas Tamkevicius, che fu prigioniero del KGB.

Il dono della scultura della pianta vuole invece riaffermare l’identità lituana, che si è mantenuta intatta nonostante gli anni di occupazione e le situazioni contingenti.

Tra i temi del colloquio, anche possibilmente la questione della costruzione della centrale nucleare BelNPP in Bielorussia, a soli 50 chilometri da Vilnius. La situazione regionale è un tema particolarmente importante per la Lituania.

Sono queste le sfide che si appresta ad affrontare il nuovo presidente lituano. Per la sua prima visita in Vaticano, il presidente Nauseda è anche stato poi in visita nella Basilica di San Pietro, ha reso omaggio alla tomba di San Giovanni Paolo II, è sceso nella cappella lituana nelle Grotte Vaticana dove c’è una immagine della Divina Misericordia che Giovanni Paolo II pregò come prima cosa dopo l’elezione al soglio di Pietro. Quindi, una visita ai giardini vaticani.

Il 7 novembre, invece, il presidente ha visitato il Pontificio Collegio Lituano e incontrato la comunità lituana a Roma. Parlando del suo incontro con il Papa, Nauseda ha detto che, nel suo incontro con il Papa, sperava “di poter discutere non solo di questioni ufficiali, ma anche comunicare con le anime”.

“La Lituania – ha affermato il presidente Nauseda - ha sempre sentito il sostegno della Santa Sede, specialmente durante l'occupazione. Siamo grati per la condanna dell'oppressione e per averci incoraggiato a cercare la libertà. La Santa Sede non ha mai riconosciuto l'occupazione della Lituania e ha rafforzato il cuore dei nostri cittadini. Sto lavorando per trarre ispirazione e forza da Papa Francesco e trasmettere i desideri del nostro popolo”.

Una curiosità: il Papa ha lasciato al presidente anche un dono per suo padre, fervente cattolico, e due medaglioni da consegnare alle figlie.

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