Roma, 11 November, 2019 / 10:00 AM
Forse sono quaranta le immagini della Madre di Gesù che il grande Leonardo da Vinci ha dipinto nella sua vita. Perché il teme è stato tanto caro al genio del rinascimento?
E’ la domanda cui risponde il nuovo saggio “Le Madonne di Leonardo” pubblicato da Edizioni Terra Santa, nel quale Rosa Giorgi affronta un arduo percorso: raccontare il fascino e il mistero di tutte le Madonne dipinte dal grande artista.
L’autrice, storica dell’arte esperta di iconografia e iconologia cristiana, scrive: “Il tema qui presentato è quello di Leonardo quale pittore di Madonne, anche se, pur essendo questo un soggetto molto trattato, egli non è generalmente ricordato prima di tutto proprio come autore di Madonne. Se certamente è nota al grande pubblico un’opera come la Vergine delle rocce, e forse anche l’Annunciazione degli Uffizi, o l’Adorazione dei Magi mai completata (…), difficilmente pensiamo a Leonardo come un pittore particolarmente dedito a soggetti mariani. Eppure, tra i non numerosissimi dipinti giunti fino a noi, il tema della Vergine Maria ritorna con persistenza nella trattazione di soggetti sacri, che peraltro sono la maggior parte”.
Gli studi più moderni in effetti attribuiscono al maestro di Vinci circa una decina di quadri di Madonne col Bambino, cui si aggiungono altri dipinti nei quali è raffigurata la Vergine Maria, un cartone preparatorio e alcuni disegni.
Il volume Le Madonne di Leonardo affronta il tema mariano incentrando l’attenzione proprio sulle scelte operate dal pittore anzitutto a livello iconografico più che stilistiche o sulle controverse questioni attributive. Una chiave anche e devozionale, che le ha visti nascere.
Un capitolo intero è dedicato all’iconografia mariana con lo sguardo allo specifico al Rinascimento. Leonardo fu un innovatore non solo in campo scientifico. In ambito artistico si inserì nella tradizione pittorica per rinnovarla, nella tecnica e nei temi, in particolare nel soggetto così caro alla devozione privata rinascimentale delle Madonne col Bambino.
“Leonardo- spiega l’ autrice- segue anche un percorso di propria maturazione “teologica” per cui la figura della Madonna diviene più complessa e ragionata nel corso degli anni, giungendo a invenzioni particolarmente dense, se non enigmatiche. Dalle prime tavole con questo soggetto databili intorno agli anni Settanta del Quattrocento, quando era ancora fresco di esperienza di bottega presso il Verrocchio e molto vicino a giovani compagni quali Perugino e Lorenzo di Credi, alle straordinarie invenzioni che non sempre giunsero a completamento autografe (è il caso della Madonna col Bambino e sant’Anna, probabilmente completata dopo la morte dai suoi allievi), pare di poter rilevare un modo di avvicinarsi a «Nostra Donna» che nel tempo è mutato, proprio in un crescendo di conoscenza e di consapevolezza abbastanza unico tra i suoi contemporanei”.
Rosa Giorgi è storica dell’arte, esperta di iconografia e iconologia cristiana. Dal 2006 è direttrice e conservatrice del Museo dei Cappuccini di Milano. Da diversi anni collabora come autrice con varie case editrici. Per Edizioni Terra Santa è autrice di Francesco e il Sultano nell’arte (2019)
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