Catania, 30 September, 2019 / 7:00 PM
Il beato Gabriele Allegra è ricordato dalla Chiesa per quel suo fascino spirituale che irradiava gioia in chi lo incontrava. Santità, umiltà e vicinanza al cuore di molti fratelli erano il segreto di questo piccolo sacerdote francescano, innamorato di Dio.
Nato a San Giovanni La Punta, il 26 dicembre 1907, fin da piccolo la madre di lui diceva: “Giovanni, o sarà un santo o un brigante” ed il piccolo Giovanni, questo il nome prima di mutarlo in quello di Gabriele, con la professione religiosa in quel lontano 13 ottobre 1923, scelse Dio mutando la terra per il cielo.
Terminato il cursus filosofico e teologico, viene ordinato sacerdote il 20 luglio 1930. La sua esistenza si snodò dalla sua terra, per approdare al collegio Antonianum di Roma per completare gli studi e da li varcare i confini, giungendo in Cina.
In tale luogo si diede da fare in un'opera mastodontica: tradurre la Sacra Bibbia in cinese. Ci riuscì , con un lavoro, paziente ed tenace, concluso solamente dopo molti anni.
Un esempio per comprendere la mole di quel lavoro: la prima traduzione dei vangeli, fu stampata in 60.000 copie. Tutte vendute in brevissimo tempo.
Ma se questo beato ha fatto dello studio una leva per giungere a Dio, nel suo quotidiano, rimase sempre un uomo semplice e sorridente, come rivelano le molte fotografie e soprattutto un autentico francescano.
Per la sua cultura fu insignito di molti riconoscimenti, tra cui anche una laurea honoris causa. Ma ciò lo mise nelle mani di Dio, restando per tutti, padre Gabriele. Fondatore dell'Istituto biblico di Hong Kong, visse i suoi molti incarichi, tra cui anche quello di superiore e professore come servizio alla comunità.
Autentico figlio di San Francesco, testimoniando questo ideale con una vita povera e semplice. Si racconta che passasse le sue festività insieme ad una comunità di lebbrosi. Questo fu un assillo del suo fondatore che fece di questa malattia, quel punto di incontro con l'Assoluto, scendendo da un cavallo e baciando un malato.
Devotissimo alla Madonna, nel suo libro “Il cuore immacolato di Maria, via a Dio”di Lei scrisse:”Amare Gesù col Cuore dell’Immacolata e amare l’Immacolata col Cuore di Gesù!
Se Gesù vive in noi e noi in Lui, se nei nostri affetti, nei nostri pensieri, nelle nostre azioni siamo mossi, spinti dallo Spirito Santo, la cosa tutt’altro che impossibile, è possibilissima, come provano tanti esempi di sinceri, umili e devoti figli del Cuore Immacolato di Maria “.
Ed è bello vedere, nella casa di Esercizi San Giuseppe, presso il Santuario del Cuore Immacolato di Maria, presso la Repubblica di San Marino, la sua stanza. In questo santuario, il beato veniva spesso per confessare e celebrare i sacramenti, necessari alla vita spirituale dei fedeli.
In questo luogo, ai piedi della Vergine, da lui tanto amata, questo francescano si sentiva piccolo ed umile, come il minore di tutti ed alla scuola del Serafico padre, che cosi voleva i suoi religiosi.
Visitando questo luogo, si scorge il piccolo letto, nel quale prendeva il suo riposo ed i pochi oggetti personali, da lui lasciati, per un breve ritorno. Questi oggetti semplici raccontano la quotidianità di un uomo, che di suo ha voluto solo il cuore, per donarlo al mondo.
In questa piccola camera, tutto parla della sua persona: essenzialità e libertà. Povertà negli abiti francescani lasciati, in un armadio, nelle suppellettili ma soprattutto in quell'animo che, ricco di Dio, è volato al cielo, il 26 gennaio 1976, come meta di quel pellegrinaggio, che lo ha condotto all'incontro con il Padre.
Papa Benedetto XVI, il 29 settembre 2012 lo ha dichiarato beato.
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