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Donne, San Giuseppe e catechismo... San Giovanni Paolo II ed il 15 agosto

Mulieris dignitatem, Redemptoris Custos, Laetamur magnopere. Sono due lettere ed una esortazione apostolica di Papa Giovanni Paolo II firmate e promulgate il 15 agosto, rispettivamente del 1988, 1989 e 1997.

Con la Mulieris dignitatem, in occasione dell’Anno Mariano, San Giovanni Paolo II ha messo in risalto la dignità e la vocazione della donna. Qui Papa Wojtyla ricorda, tra l’altro, come “sin dall'inizio della missione di Cristo la donna mostra verso di Lui e verso il suo mistero una speciale sensibilità che corrisponde ad una caratteristica della sua femminilità. Occorre dire, inoltre, che ciò trova particolare conferma in relazione al mistero pasquale, non solo al momento della croce, ma anche all'alba della risurrezione. Le donne sono le prime presso la tomba. Sono le prime a trovarla vuota. Sono le prime ad udire: Non è qui. E risorto, come aveva detto. Sono le prime a stringergli i piedi. Sono anche chiamate per prime ad annunciare questa verità agli apostoli”. “La Chiesa – aggiunge Giovanni Paolo II – rende grazie per tutte le donne e per ciascuna: per le madri, le sorelle, le spose; per le donne consacrate a Dio nella verginità; per le donne dedite ai tanti e tanti esseri umani, che attendono l'amore gratuito di un'altra persona; per le donne che vegliano sull'essere umano nella famiglia, che è il fondamentale segno della comunità umana; per le donne che lavorano professionalmente, donne a volte gravate da una grande responsabilità sociale. La Chiesa ringrazia per tutte le manifestazioni del genio femminile apparse nel corso della storia, in mezzo a tutti i popoli e Nazioni; ringrazia per tutti i carismi che lo Spirito Santo elargisce alle donne nella storia del Popolo di Dio, per tutte le vittorie che essa deve alla loro fede, speranza e carità: ringrazia per tutti i frutti di santità femminile”

Con l’esortazione apostolica Redemptoris Custos Giovanni Paolo II ripercorre invece la figura e la missione di San Giuseppe nella vita di Gesù e della Chiesa. Il padre putativo di Gesù “rimase fedele sino alla fine alla chiamata di Dio. Giuseppe al momento della sua annunciazione non proferì alcuna parola: semplicemente egli fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore. E questo primo ‘fece’ divenne l'inizio della via di Giuseppe. Lungo questa via i Vangeli non annotano alcuna parola detta da lui. Ma il silenzio di Giuseppe ha una speciale eloquenza: grazie ad esso si può leggere pienamente la verità contenuta nel giudizio che di lui dà il Vangelo: il giusto”. “San Giuseppe – prosegue Papa Wojtyla – è stato chiamato da Dio a servire direttamente la persona e la missione di Gesù mediante l'esercizio della sua paternità: proprio in tal modo egli coopera nella pienezza dei tempi al grande mistero della Redenzione ed è veramente ministro della salvezza. La sua paternità si è espressa concretamente nell'aver fatto della sua vita un servizio, un sacrificio, al mistero dell'incarnazione e alla missione redentrice che vi è congiunta; nell'aver usato dell'autorità legale, che a lui spettava sulla sacra Famiglia, per farle totale dono di sè, della sua vita, del suo lavoro; nell'aver convertito la sua umana vocazione all'amore domestico nella sovrumana oblazione di sè, del suo cuore e di ogni capacità nell'amore posto a servizio del Messia germinato nella sua casa”.

È del 15 agosto 1997, infine, la Lettera Apostolica Laetamur magnopere con cui Papa Giovanni Paolo II approvava e promulgava “l’edizione tipica latina del Catechismo della Chiesa Cattolica”. “La catechesi – era l’auspicio del Papa – troverà in questa genuina e sistematica presentazione della fede e della dottrina cattolica una via pienamente sicura per presentare con rinnovato slancio all'uomo d'oggi il messaggio cristiano in tutte e singole le sue parti. Da questo testo ogni operatore catechistico potrà ricevere un valido aiuto per mediare a livello locale l'unico e perenne deposito della fede, cercando di coniugare insieme, con l'aiuto dello Spirito Santo, la meravigliosa unità del mistero cristiano con la molteplicità delle esigenze e delle situazioni dei destinatari del suo annuncio. L'intera attività catechistica potrà conoscere un nuovo e diffuso rilancio presso il Popolo di Dio, se saprà usare e valorizzare adeguatamente questo Catechismo postconciliare”. “Tutto ciò risulta essere ancor più rilevante oggi. Urge infatti – concludeva Giovanni Paolo II – un impegno straordinario di evangelizzazione, così che tutti possano conoscere ed accogliere il messaggio del Vangelo e crescere ciascuno "secondo la misura della piena maturità di Cristo”.

 

 

 

 

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