Roma, 12 September, 2019 / 4:00 PM
Quando decise di convertirsi al cristianesimo, il Cardinale John Henry Newman valutò se rimanere prete secolare o entrare in una congregazione. Poi, fu indeciso tra l’ingresso nella congregazione dei Redentoristi e quella degli Oratoriani. E, infine, scelse quella degli oratoriani, cominciò a frequentare la Chiesa Nuova di Roma, fondò il primo “oratorio inglese”.
In vista della canonizzazione il prossimo 13 ottobre di colui che è stato considerato il “padre assente” del Concilio Vaticano II, proprio alla Chiesa Nuova a Roma si terrà il prossimo 27 settembre, alle ore 17, una conferenza su “John Henry Newman. Dall’ombra alla luce”.
L’incontro, spiegano gli organizzatori, intende approfondire “l’avventura umana e credente” del Cardinale John Henry Newman. La relazione conclusiva dell’incontro è affidata al Cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che ha come titolo cardinalizio quello di San Giorgio al Velabro che fu proprio del Cardinale Newman.
Prima di lui, parleranno il professor Fortunato Morrone, dell’Istituto Teologico Calabro, che tratterà di “Vivere e rinnovarsi. L’appassionante cammino credente di J.H. Newman; il professor Nicolas Steeves, della Pontificia Università Gregoriana, con una relazione su “J.H. Newman: immaginifica santità”; il professor Rocco Pezzimenti, dell’Università LUMSA, che parlerà di “Newman e il problema della storia”.
Come detto, padre Newman sposò la spiritualità oratoriana, e prima di tornare in Inghilterra ricevette da Papa Pio IX un breve che istituì l’oratorio inglese e allo stesso tempo dava all’allora neo-convertito la facoltà di adattarlo alle necessità pastorali della nazione.
Parlando di San Filippo Neri, fondatore dell’Oratorio, Newman scrisse: “Amo un vecchio dal dolce aspetto. Lo ravviso nella sua bianca veste, dal suo pronto sorriso, dall’occhio acuto e profondo, dalla parola che infiamma uscendo dal suo labbro quando non è rapito in estasi…”.
Quando Leone XIII decise di crearlo cardinale, Newman chiese al Papa: “Da trent’anni sono vissuto nell’Oratorio, nella pace e nella felicità. Vorrei pregare Vostra Santità di non togliermi a san Filippo, mio padre e patrono, e di lasciarmi morire là dove sono vissuto così a lungo.”
Una richiesta perfettamente in linea con l’esperienza oratoriana delle origini. Padre Giulio Bevilacqua, ultimo oratoriano cardinale, accettò il cardinalato su insistenza di Paolo VI, ma chiese ed ottenne dal Papa di poter continuare il suo ministero di parroco nella comunità oratoriana di Sant’Antonio alla periferia di Brescia.
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