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Padre Jean-Henry Bart: quando la vita è missione

La storia dei missionari è spesso affascinante in quanto ci parla dell'amore di questi uomini per il Signore e  per la diffusione del vangelo. Speranza, gioia ed ogni bene viene seminato nel mondo, tramite l'azione di questi testimoni della fede, che non esitano a spendere la propria vita per l'altro. Tra questi vi è anche il nome di padre Jean-Henry Bart della Congregazione del Sacro Cuore di Gesù di Betharram.

Il nome di questo uomo è legato alla sua opera di evangelizzazione dello Yunan (Cina), regione nella quale ha incontrato la morte il 24 maggio 1940 ad opera di un gruppo di briganti che, visto il buon lavoro compiuto dal missionario, gli tesero un agguato uccidendolo insieme ad un catechista ed ad altre persone che viaggiavano con lui.

Monsignor Lacoste, delegato presso quella terra, informato della morte del missionario ebbe a dire: “La morte che ci ha tolto padre Bart, ci ha dato il nostro martire: non c'è nessun missionario che non lo debba invidiare” (Presenza Betharramita n.2, pg.52). Ed alle volte si resta sconcertati dal tanto male e dalla sofferenza presenti, purtroppo, nel mondo come è stato l'assassinio di quest'uomo che diffuse il buon lievito della lieta novella nei luoghi nei quali era chiamato ad operare.

Nato a Landes Vielle -St.Girons (Francia) il 26 maggio 1904, fin da piccolo, sentì la gioia della chiamata alla vita religiosa. In quella terra, tanto cara alla Vergine di Lourdes e di Betharram, questo ragazzo sentì vivo l'invito a seguirla in questo stato di vita. Così il 6 settembre 1922 presso Mendeleu iniziò il  consueto anno di noviziato per divenire un religioso Betharramita.

Questa famiglia religiosa, nata da nemmeno da una secolo (1835) ad opera del sacerdote ed oggi santo Michele Garicoits, ha come scopo quello di formare uomini dediti a portare il vangelo nei luoghi in cui si presenti qualsiasi necessità. L'Ecce venio della Vergine Maria e l'essere campo volante sono le due espressioni con le quali il fondatore sintetizzò ai propri figli il proprio piano apostolico.

E con questi principi durante quell'anno, padre Bart avrà assaporato le lezioni sulla spiritualità di Betharram leggendo la vita del fondatore, insieme ai testi del vangelo che parlavano dell'invito ad andare missionari.

Emessa la professione religiosa che lo legava, anche giuridicamente, alla nascente fondazione ed inviato in Palestina allora sede dello studentato: qui frequenta i corsi di Filosofia e Teologia ed il 28 luglio 1929, a Bethlem, viene ordinato sacerdote. Aveva appena 24 anni.

Di lì a poco e su personale richiesta, parte missionario per lo Yunan, il 29 ottobre dello stesso anno, insieme ai padri Royo, Subervie e Darriere.

La vita in questa terra è particolarmente difficile. Vari problemi di natura spirituale, materiale ed economica permangono nella popolazione, ma i missionari non si fermano difronte a nessuna difficoltà e con passione, slancio e molta fede, portano bei frutti.

Nei territori nei quali arrivano diffondono la parola del Cristo e si rendono utili anche portando una benefica attività  fatta di solidarismo ed aiuti materiali: danno da mangiare ai più bisognosi e prestano un primo soccorso alle varie necessità.

In questo contesto padre Bart si da da fare ed è ovunque e per chiunque, fino a quella tragica data.

Diversi anni fa, padre Joseph Mirande, padre generale dal 1958 al 1969, scrisse un identikit del vero religioso di Betharram, osservando che “il vero betharramita è sempre pronto ad andare a lavorare ovunque Betharram lavori. Si sentirà a casa propria. Per questo non si fa pregare. Sa partire”. (Presenza Betharramita).

E mai  parole sono state più vere, in quanto rispecchiano la vita di questo testimone della fede, che si chiamava padre Jean-Henry Bart.

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