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Papa Francesco: "Ai poveri non si perdona neppure la loro povertà"

C'era un "tempo in cui gente arrogante e senza alcun senso di Dio dava la caccia ai poveri per impossessarsi perfino del poco che avevano e ridurli in schiavitù. Non è molto diverso oggi. La crisi economica non ha impedito a numerosi gruppi di persone un arricchimento che spesso appare tanto più anomalo quanto più nelle strade delle nostre città tocchiamo con mano l’ingente numero di poveri a cui manca il necessario e che a volte sono vessati e sfruttati. Passano i secoli ma la condizione di ricchi e poveri permane immutata, come se l’esperienza della storia non insegnasse nulla. Le parole del Salmo, dunque, non riguardano il passato, ma il nostro presente posto dinanzi al giudizio di Dio". Lo scrive Papa Francesco nel Messaggio per la III Giornata Mondiale dei Poveri che si celebra la XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – quest’anno il 17 novembre 2019 – sul tema La speranza dei poveri non sarà mai delusa.

Come nei tempi passati anche oggi - denuncia il Papa - assistiamo a "molte forme di nuove schiavitù a cui sono sottoposti milioni di uomini, donne, giovani e bambini": Sfruttamento minorile, migrazioni forzate, prostituzione, droga, senzatetto ed emarginati. "Quante volte vediamo i poveri nelle discariche a raccogliere il frutto dello scarto e del superfluo, per trovare qualcosa di cui nutrirsi o vestirsi! Diventati loro stessi parte di una discarica umana sono trattati da rifiuti, senza che alcun senso di colpa investa quanti sono complici di questo scandalo. Giudicati spesso parassiti della società, ai poveri non si perdona neppure la loro povertà, sono percepiti come minacciosi o incapaci, solo perché poveri".

Il Papa usa parole durissime verso i ricchi che sfruttano la povertà: "è come se per loro si trattasse di una battuta di caccia, dove i poveri sono braccati, presi e resi schiavi".

Il povero - tuttavia - confida "nel Signore, questa certezza di non essere abbandonato, che richiama alla speranza. Il povero sa che Dio non lo può abbandonare; perciò vive sempre alla presenza di quel Dio che si ricorda di lui. Il suo aiuto si estende oltre la condizione attuale di sofferenza per delineare un cammino di liberazione che trasforma il cuore, perché lo sostiene nel più profondo".

Dio - ricorda ancora Papa Francesco - "è Colui che ascolta, interviene, protegge, difende, riscatta e salva. Un povero non potrà mai trovare Dio indifferente o silenzioso dinanzi alla sua preghiera. Dio è colui che rende giustizia e non dimentica. La condizione di emarginazione in cui sono vessati milioni di persone non potrà durare ancora a lungo. Il loro grido aumenta e abbraccia la terra intera".

Gesù - scrive il Papa - non ha avuto paura nell'identificarsi con il povero. "Sfuggire da questa identificazione equivale a mistificare il Vangelo e annacquare la rivelazione. Il Dio che Gesù ha voluto rivelare è questo: un Padre generoso, misericordioso, inesauribile nella sua bontà e grazia, che dona speranza soprattutto a quanti sono delusi e privi di futuro". Sono le Beatitudini a spiegare la predilezione di Dio per i poveri: il Regno di Dio è dei poveri.

Come discepoli di Cristo abbiamo il dovere "di dare speranza ai poveri. È necessario, soprattutto in un periodo come il nostro, rianimare la speranza e restituire fiducia. È un programma che la comunità cristiana non può sottovalutare. Ne va della credibilità del nostro annuncio e della testimonianza dei cristiani".

Dopo aver ricordato la figura di Jean Vanier, definito "santo della porta accanto", Francesco sottolinea - concludendo - che "a volte basta poco per restituire speranza: basta fermarsi, sorridere, ascoltare. I poveri non sono numeri a cui appellarsi per vantare opere e progetti. I poveri sono persone a cui andare incontro. I poveri ci salvano perché ci permettono di incontrare il volto di Gesù Cristo. La speranza del povero si fa forte della certezza di essere accolto dal Signore, di trovare in lui giustizia vera, di essere rafforzato nel cuore per continuare ad amare".

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