Città del Vaticano , 04 June, 2019 / 6:16 PM
È un momento storico, di profondi cambiamenti, che mette in gioco “l’anima stessa dei nostri popoli”, mentre i diritti sociali non vengono rispettati con scelte di fatto che praticano “una violenza silenziosa”. In un lungo discorso in spagnolo, Papa Francesco conclude il vertice panamericano dei giudici sui diritti sociali e il suo magistero pontificio, e in particolare sulle encicliche Evangelii Gaudium, Laudato Si e il discorsi ai movimenti popolari.
Sono un centinaio i partecipanti all’incontro. Si tratta di magistrati e funzionari americani, dal Nord al Sud America, con membri della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, che ospita questo incontro nella sua sede in Vaticano. E il discorso di Papa Francesco è anche la presentazione di un documento sull’importanza dei diritti sociali.
È il secondo incontro di questo genere, dopo quello che si è tenuto a Buenos Aires il 4 giugno 2018, e questo dà l’occasione a Papa Francesco di sottolineare che, per affrontare i problemi di fondo della società, non bastano “azioni isolate” di una persona o di un Paese, ma piuttosto è il momento della leadership condivisa e dell’unità.
Si tratta di iniziative di cui i popoli hanno bisogno per “porre fine ad ogni tipo di attitudine passiva o da spettatori” come se “la storia presente e futura debba essere determinata o raccontata da altri”.
È, insomma, “una tappa storica di cambiamenti” in cui si pone in gioco “l’anima dei nostri popoli”, in un tempo di crisi che vede il paradosso che “da una parte c’è uno straordinario sviluppo normativo”, mentre dall’altro “ un deterioramento effettivo dei diritti riconosciuti globalmente”.
Succede così che gli Stati cambiano le leggi sociali con scelte di “fatto”, con molte scuse, e si arriva a parlare di diritti sociali “vecchi”, passati di moda e che non hanno niente da apportare alle nostre società, così confermando “politiche economiche e sociali che portano i nostri popoli all’accettazione e la giustificazione della disuguaglianza e dell’identità”.
Si creano così ingiustizie e mancanza di “opportunità tangibili e concrete”, mentre si fanno analisi “incapaci di porre ai piedi dell’altro”. Si tratta di una “violenza silenziosa, silenziosa, ma sempre violenza”.
Papa Francesco sottolinea che oggi sembra che “le garanzie costituzionali e i trattati internazionali ratificati non abbiano in pratica valore universale”, mettendo così in atto una “ingiustizia sociale naturalizzata” e per questo invisibile, che si riconosce solo quando le persone vanno in rovina e si trovano nelle strade, dove “vengono rapidamente catalogati come pericolosi o molesti”.
Un atteggiamento che arriva a silenziare una “storia di dimenticati”, ed è questo “uno dei grandi ostacoli che incontra il patto sociale e che debilita il sistema democratico”.
Papa Francesco ammonisce che “un sistema politico economico, per un suo sano sviluppo, ha bisogno di garantire che la democrazia non sa solo nominale”, e questo significa che le autorità, incluso il potere giudiziario, devono sforzarsi per “ridurre la distanza tra il riconoscimento giuridico e la pratica del diritto”.
“Non c’è democrazia con la fame, né sviluppo con la povertà, né giustizia con ineguaglianza”, afferma Papa Francesco.
Il Papa ammonisce poi che molte volte “l’eguaglianza nominale di molte nostre dichiarazioni e azioni” vanno in realtà a riprodurre “una disuguaglianza reale”, e che “l’economia dei pezzi di carta, la democrazia aggettiva e la concentrazione multimediale” generano una confusione che condiziona tutti i punti vista e le opzioni.
Si tratta di “un ordine fittizio che, in concreto, amplia e aumenta la logica e le strutture di esclusione ed espulsione perché impedisce un contatto e il compromesso reale con l’altro”.
Papa Francesco rimarca che “in un mondo di virtualità, cambiamenti e divisione, i diritti sociali non possono essere solamente esortativi o appellativi nominali”, ma devono piuttosto essere il faro che illumina il cammino.
Papa Francesco parla quindi dei conflitti, sottolinea che è necessario “guardare i conflitti, soffrirli e risolverli trasformando”, perché “assumere il conflitto rende chiaro che il nostro compromesso con i nostri fratelli per dare operatività ai diritti sociali con l’impegno di cercare di disarticolare tutti gli argomenti che attentano contro la concretizzazione degli stessi diritti”.
Papa Francesco denuncia i vuoti legali, perché “sappiamo che il diritto non è solamente la legge o le norme, ma anche una prassi che configura i vincoli”, cosa che invita a “mobilitare tutta la immaginazione giuridica al fine di ripensare le istituzione per fare fronte alle nuove realtà sociali che si vivono”.
Papa Francesco invita a “non perdere mai di vista il fatto che i settori popolari non sono in primo luogo un problema, ma sono parte attiva della composizione delle nostre comunità e nazioni”, e dunque hanno diritto alla “partecipazione nel costruire soluzioni inclusive”.
Il Papa chiede che gli operatori giuridici “dall’inizio della formazione professionale” sano in contatto reale con le realtà che un giorno serviranno, così come è necessario che “tutti i mezzi e meccanismi perché i giovani provenienti da situazioni di esclusione o marginalizzazione possano arrivare loro stesso a comprendere in modo che possano prendere il protagonismo necessario”, perché “si è parlato troppo di loro, ed ora è necessario ascoltarli”.
Papa Francesco poi mostra “preoccupazione per una nuova forma di intervento esterno negli scenari politici dei Paesi attraverso l’uso indebito dei procedimenti legali e le tipizzazioni giudiziali”, secondo il lawafare che oltre a “porre a serio rischio la democrazia dei paesi”, è generalmente “usato per minare i processi politici emergenti e propendere alla violazione sistematica dei diritti sociali”.
Sono pratiche – afferma il Papa – che “vanno neutralizzate”, sapendo che “la difesa o la prioritizzazione dei diritti sociali sopra altri tipi di interessi portare a combattere non solo un sistema ingiusto, ma anche un poderoso sistema di comunicazione del potere, che andrà a distorcere frequentemente la portata delle sue decisioni e porrà in dubbia la sua onestà e anche la sua probità”. ”.
Si tratta di una “battaglia asimmetrica”, erosiva che va vinta mantenendo “fortezza, creatività o una adeguata elasticità”.
Il Papa infine apprezza la formazione del Comitato Permanente Panamericano di Giudici per i diritti sociali, uno dei risultati di quell’incontro.
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