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Un servizio di EWTN News

Papa Francesco all’IFAD: “Qui per i nostri fratelli che soffrono nel mondo”

Papa Francesco firma il libro d'onore dell'IFAD. A fianco a lui il presidente IFAD Gilbert Houngbo
Papa Francesco con il presidente dell'IFAD Gilbert Houngbo, IFAD, 14 febbraio 2019

Dalla proposta di Paolo VI di un fondo mondiale per aiutare i diseredati allo sviluppo delle società rurali, lì dove paradossalmente si concentra la maggior parte della fame nel mondo, Papa Francesco delinea, davanti al Consiglio dei Governatori del Fondo Internazionale dell’Agricoltura da cui è andato in visita, l’impegno della Santa Sede per “la moltitudine dei nostri fratelli che soffrono la fame nel mondo”, perché un giorno si possa loro rivolgere lo sguardo senza arrossire.

L’IFAD è una delle agenzie delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e l’Alimentazione, che hanno sede a Roma. Con questa visita, Papa Francesco le ha visitate tutte: due volte alla FAO (nel 2014 e 2017), e una al Programma Alimentare Mondiale (nel 2016). Il 42esimo incontro dei governatori, aperto da Papa Francesco, ha come tema “Innovazioni e iniziative imprenditoriali del mondo rurale”.

Papa Francesco arriva alle 9, ricevuto dal presidente IFAD Gilbert Houngbo. Nel libro d'onore, firma: "Con i miei migliori desideri e preghiere perché continuino, con il valore che li caratterizza, per il vostro lavoro a favore delle zone rurali. Con gratitudine per il vostro valore e sforzo. Che Dio vi benedica." Il dono di Papa Francesco è una scultura di una artista argentina, dal titolo Ecce Homo. 

Quindi, il Papa si reca nel consiglio dei governatori. Prima di lui, i discorsi dell'ambasciatore Hans Hoogeveen, del presidente IFAD Houngbo, del direttore generale della FAO Graziano da Silva,  del presidente del Consiglio Italiano Giuseppe Conte. Quindi, è Papa Francesco a prendere il podio.

Papa Francesco lo dice subito: “La mia presenza desidera portare alla Santa Sede i desideri e le necessità dalla moltitudine dei nostri fratelli che soffrono nel mondo. Mi piacerebbe che potessimo guardare i loro volti senza arrossire, perché finalmente il loro grido è stato ascoltato e le loro preoccupazioni hanno avuto attenzione”.

I fratelli che soffrono – aggiunge Papa Francesco – vivono “situazioni precarie”, per via dell’inquinamento, dello spreco di risorse naturali, dei fiumi contaminati e dell’acidità del suolo, che non permette loro nemmeno “di avere acqua sufficiente per loro stessi e per le loro coltivazioni”, mentre le loro strutture sanitarie “hanno diverse mancanze”.

Papa Francesco nota che ci sono stati vari sviluppi nella scienza, e che dunque c’è speranza che, come ha saputo sviluppare cose buone, la società “vincerà la battaglia contro la fame e la miseria, se se lo metterà seriamente in testa”.

Il Papa chiede, per questo scopo, l’aiuto “della comunità internazionale, della società di civile, e di quanti sono coinvolti”, senza scaricare responsabilità, ma assumendosele di fronte alla realtà che “la fame non ha presente né futuro, solo passato”.

Da sempre, la Santa Sede si impegna per la lotta alla fame nel mondo. Paolo VI, durante il suo viaggio a Bombay nel dicembre del 1964, aveva proposto un fondo mondiale per gli indigenti, magari da finanziare destinandovi parte delle spese militari mondiali. La proposta finì nella Populorum Progressio, l’enciclica “sociale” di San Paolo VI, e fu anche rilanciata nel discorso ai partecipanti della Conferenza Mondiale sull’Alimentazione nel novembre 1974.

Da allora, nota Papa Francesco, i Papi non hanno “cessato di dare impulso e animare iniziative simili, e una di queste è proprio l’IFAD”. L’auspicio è che anche la comunità internazionale continui a lavorare in quel senso, dando “conseguenze concrete” ai 17 obiettivi dell’agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, notando che l’apporto dell’IFAD è “imprescindibile per poter raggiungere i due obiettivi primari dell’agenda, vale a dire lo sradicamento della povertà, la lotta contro la fame e la promozione dell’indipendenza alimentare”.

Tutto questo non sarà possibile se non portando avanti uno “sviluppo rurale”, di cui si “parla sempre, ma non si concretizza”, mentre ci si trova nella “paradossale” situazione che “buona parte delle più di 820 milioni di persone che soffrono fame e malnutrizione nel mondo vivano in zone rurali, si dedichino alla produzione di alimenti e siano contadini”.

Papa Francesco sottolinea che per questo motivo “non si può ovviare” alla tendenza dal campo alla città.

"Lo sviluppo locale - dice Papa Francesco - tiene valore per se stesso, e non in funzione di altri obiettivi. Si tratta di ottenere che ogni persona e ogni comunità possa dispiegare le proprietà capacità in modo pieno, vivendo una vita umana degna di questo nome". E Papa Francesco aggiunge: "Bisogna aiutare a comprenderlo".

Per questo, Papa Francesco “esorta quanti hanno responsabilità tra le nazioni e negli organismi intergovernativi, come quanti possono contribuire al settore pubblico e privato” affinché sviluppino “canali necessari per implementare i mezzi adeguati nelle regioni rurali della terra, e possano essere artefici responsabili di produzione e progresso”.

C’è bisogno – aggiunge il Papa – di uno sforzo condiviso, perché i problemi di oggi non possono essere risolti “con uno sforzo occasionale ed effimero”. Papa Francesco nota anche i migliori risultati dell’IFAD sono venuti “a seguito di una maggiore decentralizzazione, dando impulso alla cooperazione da Sud a Sud, diversificando le fonti di finanziamento e i modi di attuazione e promuovendo una azione basata sulle prove che genera conoscenza”.

Parlando del tema del Consiglio, Papa Francesco sottolinea infine che è necessario lavorare per “innovazione, capacità imprenditoriale e protagonismo degli attori locali e la efficienza dei processi produttivi”, in modo di ottenere la “trasformazione rurale allo scopo di sradicare la malnutrizione e sviluppare in modo sostenibile i campi”, e per questo va promossa “una scienza con coscienza”, in modo da porre “la tecnologia realmente al servizio dei poveri”, ricordando sempre che “le nuove tecnologie non devono contrapporsi alle culture locali e alle conoscenze tradizionali”, ma piuttosto le devono “completare e lavorare in sinergia con loro”.

Infine, Papa Francesco prega che il lavoro dell'IFAD sia a favore degli scartati. 

 

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