Roma, 13 February, 2019 / 2:00 PM
E’ stato il Cardinale Angelo De Donatis, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma, a tenere la 13/ma Lectio Divina - lo scorso 8 febbraio - nella parrocchia romana di Santa Maria in Traspontina. Il porporato si è concentrato sul passo del Vangelo di Matteo dedicato al sale della terra e alla luce del mondo.
“Tra i quattro evangelisti - spiega il Cardinale - Matteo è l'unico a usare la parola chiesa e ciò mette in luce la sua elevata ecclesiologia. Egli può chiamarsi l'evangelista della comunità cristiana e il suo scritto può dirsi un vangelo ecclesiale. L'idea di Chiesa che Matteo si preoccupa di presentare nel suo vangelo è la convocazione dei discepoli del Signore, che Gesù stesso raduna intorno a sé e forma personalmente a una giustizia che supera la legge mosaica ed è caratterizzata dalla vita fraterna e dall'amore a Dio e ai fratelli. Il modello di relazione che deve essere presente all'interno della chiesa è quello che Gesù stesso ha delineato nel presentare un bambino in mezzo ai suoi discepoli: Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Ogni difficoltà o sofferenza, subita a causa della giustizia, è sorretta e guidata dal dono dello Spirito che, quale dono di Dio, rende coraggiosi e liberi i discepoli di fronte ad ogni prova. Con fiducioso coraggio e nella fedeltà evangelica essi saranno sale della terra e luce del mondo perché tutti gli uomini possano riconoscere l'unico Padre buono che è nei cieli”.
Il Vangelo di Matteo poi - aggiunge il Vicario di Roma - “ intende stimolare una prassi cristiana legata all'insegnamento di Gesù. I membri della comunità cristiana devono fuggire una vita superficiale, liberarsi da forme individualistiche per testimoniare una vita fedele alle esigenze del regno. Questo concreto stile di vita si traduce, secondo lo spirito delle beatitudini, nella conformità alla volontà di Dio, cioè nella giustizia che Gesù ha compiuto nei riguardi del Padre e a cui ogni cristiano deve guardare come modello. Questa giustizia che è dono di Dio, in vista del regno dei cieli, è da ricercare costantemente. Per questo la vita di fede del cristiano, nonostante le difficoltà di ogni genere, va vissuta verificando ogni giorno se le sue opere sono fatte in Dio, sia per superare il pericolo costante della indifferenza, sia per camminare verso la santità, come quella del Padre che è nei cieli. Il distacco dai beni del mondo, le prove e le persecuzioni della vita, vissuti seguendo l'esempio di Cristo, arrecano una presenza dello Spirito di Dio che dona gioia e pace interiore profonda nel cuore del cristiano”.
Bisogna sempre ricordare che - sottolinea il Cardinale De Donatis - “la norma di vita che permette al cristiano di praticare la giustizia rimane la legge della carità, criterio ultimo e di giudizio da parte di Dio sulle azioni umane. Il giudizio finale, infatti, verterà sulle opere di misericordia praticate verso il prossimo affamato, assetato, forestiero, nudo, ammalato o in carcere, accolto come la persona stessa di Gesù”.
Se Dio - osserva ancora il presule - “dice ai figli amati di essere sale e luce di un mondo che ha bisogno, la strada della verità sta proprio nel credere profondamente di essere strumenti attraverso i quali tutto trova senso, speranza, salvezza e compimento. Si tratta di essere qualcosa di più che semplici strumenti, si tratta di essere coscienti collaboratori ad un progetto di salvezza che è opera di creazione vera e propria. Il mondo non si salva tramite una ristrutturazione, come facciamo ogni tanto noi nelle nostre case, ma attraverso la Verità di senso che Colui che crea, perché è colui che E', vuole creare sino alla fine e vuole creare non come fredda iniziativa di un singolo artista ma come Padre amante, e l'amore vuole creare insieme a coloro che ama, e chiede a coloro che ama la loro libertà di amare, gratuitamente”.
“La scelta di fronte le parole di Cristo sulla nostra identità di cristiani - conclude il Cardinale De Donatis - non è una scelta vera e propria ma risposta ad una chiamata. A noi che Cristo chiama Beati – di tutte quelle beatitudini, già per loro natura contraddittorie per il mondo – non rimane che rifulgere proprio in quelle situazioni enunciate nelle beatitudini e rappresentate pienamente nella Croce di Cristo. Un Dio che, proprio perché potente sopra ogni cosa e sopra ogni potestà di questo mondo, può permettersi il lusso di mostrare la sua potenza in ciò che, nelle categorie umane, è debolezza, stoltezza e scandalo”.
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