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Un servizio di EWTN News

Il latino è la lingua di twitter. E l’account di Papa Francesco lo dimostra

La copertina del libro "Breviloquia Francisci Papae", che raccoglie i tweet in latino di Papa Francesco nel 2017

Il titolo è magniloquente: “Breviloquia Francisci papae anno MMXVII, composita curia Officii litterarum Latinarum apud Secretariam Status”. Ma il libro, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, altro non è che la raccolta dei tweet in latino di Papa Francesco nel 2017, raccolti dall’Ufficio Lettere Latine della Segreteria di Stato.

In pochi lo sanno, ma c’è un account del Papa tutto in lingua latina. Per di più, è seguitissimo: @pontifex_ln ha 899 mila followers, più dell’arabo (422 mila followers) e poco meno del francese, che lo precede con 1,2 milioni.

Il latino è la lingua ufficiale della Chiesa Cattolica, e c’è un ufficio, l’Ufficio di Lettere Latine della Segreteria di Stato vaticana, che è l’unico autorizzato alla redazione in lingua latina dei documenti pontifici e curiali.

In Vaticano, poi, c’è la Pontificia Accademia Latinitas, istituita da Benedetto XVI con la Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio “Latina Lingua” del 10 Novembre 2012 con lo scopo di “sostenere l’impegno per una maggiore conoscenza e un più competente uso della lingua latina, tanto nell’ambito ecclesiale, quanto nel più vasto mondo della cultura”

Certo, sono lontani i tempi in cui una conversazione negli uffici ecclesiastici poteva essere condotta completamente in latino. Nel suo libro autobiografico “La mia vita”, Joseph Ratzinger aveva raccontato che, una volta arrivato nel 1981 a guidare la Congregazione della Dottrina della Fede, non sentendosi ancora sicuro con l’italiano, trascorse il primo periodo a interloquire direttamente in latino con i suoi collaboratori. Oggi, sarebbe molto più difficile. Di certo, il latino resta la lingua ufficiale della Chiesa cattolica. E così fu naturale che, oltre ai vari account Twitter nelle lingue “volgari”, fu aperto anche un account in lingua latina, che si aggiunse un mese dopo al lancio dell’account @pontifex.

Il primo tweet in latino fu sotto Benedetto XVI, il 20 gennaio 2013. “Unitati christifidelium integre studentes quid iubet Dominus? Orare semper, iustitiam factitare, amare probitatem, humiles Secum ambulare”. Era un messaggio per la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani. Tradotto: “Che cosa ci chiede il Signore per l'unità dei Cristiani? Pregare con costanza, praticare la giustizia, amare la bontà e camminare con Lui".

Da allora, si sono succeduti 1613 tweet in latino del Papa. I tweet – in latino “breviloquia” – del 2017 sono stati appunto raccolti nel volume della Libreria Editrice Vaticano.

Roberto Spataro, Segretario della Pontificia Accademia Latinitas, ha scritto sull’Osservatore Romano dell’8 dicembre che “i lettori non possono che provare apprezzamento e compiacimento per tale operetta”, sia per il messaggio trasmesso, sia per lo stile di una lingua “densa e flessibile”, che “si trova si trova a suo agio anche con la rapidità dei tweet.” tanto che Ivano Dionigi, presidente della Pontificia Accademia Latinitas, ha potuto osservare che “il latino è per eccellenza lingua della comunicazione, sua caratteristica infatti è la sinteticità, è lingua sintetica non analitica. Attraverso le declinazioni infatti si risparmiano pronomi, articoli, proposizioni”.

Spataro fa anche una analisi stilistica dei tweet. “Tra i breviloquia di Papa Francesco – scrive - incontriamo la parola pyroboli, mutuata dal greco, secondo la consuetudine di prendere in prestito parole greche per esprimere realtà attinenti a scienza e tecnologia”.

Da qui, il tweet formulato in occasione della giornata mondiale contro le mine antiuomo (4 aprile 2017): “Dies dicitur hodie adversus pyrobolos hominibus infensos (mine antiuomo). Studium renovemus, quaesumus, ut terrarum orbis talibus rebus careat”.

Si possono anche usare perifrasi brevi per spiegare concetti moderni: per esempio, “acus magnetica” è il GPS, “interrete” è “internet”

Spataro ha potuto così sottolineare che “anche in questo modo, attraverso la diffusione dei tweet del Pontefice nella lingua di Cicerone e di Agostino, di Tommaso d’Aquino e di Erasmo da Rotterdam, si conferma la plurisecolare e indistruttibile amicizia tra la Chiesa cattolica e questo idioma nel quale ancora oggi si stendono le edizioni ufficiali di alcuni degli acta più importanti del magistero pontificio e non pochi altri documenti redatti dai dicasteri della Curia romana, senza dimenticare che in lingua latina sono redatte le editiones typicae dei libri liturgici, destinati alla traduzione e all’adattamento da parte delle Conferenze episcopali locali”.

Finezza del volume, una prefazione del Cardinale Angelo Becciu, ora prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, ma fino a giugno sostituto della Segreteria di Stato. La prefazione è, va da sé, in lingua latina, ed è intitolata “De multis pauca”, “Da molte, poche (parole)”.

Scrive il Cardinale Becciu: “Intra horum fines hodie peculiare est in promptu subsidium quod breviores praecisasque sententias emittere sinit eas legentibus commodare (Anglico verbo twitter, ex cantu minutarum avium ducto, appellantur)”.

“Tra i mezzi di oggi è peculiare un sussidio che fornisce brevi e precise frasi (chiamato con la parola inglese twitter, preso dal canto dei piccoli uccelli”.

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