Pisa, 16 November, 2018 / 5:00 PM
“Lo studio del rapporto fra Chiesa e cinema rappresenta una chiave attraverso cui misurare la reazione del cattolicesimo italiano di fronte alle grandi trasformazioni del Novecento”.
È quanto afferma Monsignor Dario Edoardo Viganò, assessore del Dicastero per la Comunicazione, intervenendo alla Scuola Normale di Pisa in occasione del seminario di studi intitolato ‘Il potere delle immagini in movimento. Cinema e Chiesa cattolica’, incentrato sul libro ‘Catholicism and Cinema.
Modernization and Modernity’ scritto da Gianluca della Maggiore e Tomaso Subini. “Una delle caratteristiche maggiormente peculiari degli ultimi sviluppi delle ricerche in Italia – ha affermato Viganò - mi pare sia l’utilizzo consistente di fonti d’archivio, in passato poco o per nulla considerate”. Il volume, infatti, si basa proprio sull’analisi di diversi documenti tra cui quelli conservati presso l’Archivio Segreto Vaticano.
“Lo scavo delle fonti vaticane – ha aggiunto l’assessore - ha fatto emergere la centralità assunta dalla questione cinematografica nell’agenda del papato e i suoi riflessi sull’articolato posizionamento geopolitico elaborato dalla Santa Sede nel quadro dei profondi mutamenti che caratterizzarono lo scacchiere globale tra gli anni Venti e gli anni Quaranta”.
La Chiesa ha riservato una certa attenzione nei confronti del cinema. “Il cinema – ha spiegato Viganò - appariva espressione di un potere del tutto particolare in grado di produrre nuove forme di ‘devozione’ e di ‘culto’ imperniate su modelli totalmente secolarizzati, capaci di mettere in circolo valori e idee molto distanti dalle ambizioni di educazione integrale cattolica”. All’epoca l’azione della Santa Sede si dispiegò in diverse direzioni.
Viganò ha citato in primo luogo il potenziamento della Segreteria degli Affari ecclesiastici straordinari, che allora era una sorta di ‘ministero degli esteri’, nella gestione della questione cinematografica. Inoltre ha annoverato: “la definizione di precise indicazioni magisteriali attraverso la promulgazione dell’enciclica Vigilanti cura il cui processo redazionale fu caratterizzato dal costante confronto con le linee della campagna moralizzatrice messa in atto dall’episcopato statunitense e dal lancio, attraverso le rappresentazione pontificie, di un’inchiesta internazionale sul cinema e la radio; la ricerca di accordi con i regimi autoritari per la definizione di politiche di moralizzazione del cinema confacenti ai piani ecclesiastici; i tentativi di inserirsi direttamente nell’industria cinematografica per ottenere una produzione interamente a servizio dei progetti di riedificazione cristiana della società”.
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