E’ già sera, quando il Papa arriva all’aeroporto, e sta per lasciare il Messico. Un Messico dove il Papa ha sperimentato la notte, che è poi il buio della spirale di violenza, della guerra dei cartelli del narcotraffico, dei desaparecidos, degli indigeni messi da parte nella società. Parte da Ciudad Juarez, la NInive moderna, dove la notte sembra più scura. Eppure, il Papa vede squarci di luce.
Viene “indebolita e messa in discussione”, come se fosse “un modello ormai superato e incapace di trovare posto all’interno delle società”. Eppure la famiglia è ancora una risposta per Papa Francesco, anzi la risposta. Perché – analogamente a quanto dice sulla Chiesa – “preferisco una famiglia ferita che ogni giorno cerca di coniugare l’amore, a una società malata per la chiusura e la comodità della paura di amare”.
Quello da cui Papa Francesco celebrerà Messa a Ciudad Juarez, nell’ultima tappa del suo viaggio in Messico, sarà un altare montato in modo che si possa vedere sul lato americano e sul lato messicano. Dal Messico, Papa Francesco guarderà al di là della rete, che divide una comunità, due diocesi e rappresenta confine tra i disperati e la speranza. Sarà così che il Papa concluderà il suo viaggio in Messico, che avrà luogo dal 12 al 18 febbraio.
Va in cerca della fede dei semplici nel suo viaggio in Messico, Papa Francesco. Una fede che deve essere pubblica, uscire nelle strade, altrimenti non serve. Lo dice, il Papa, ai ragazzi messicani in una intervista video realizzata nella Domus Sanctae Marthae lo scorso 22 gennaio, e gestita dall’agenzia messicana “Notimex”. Come fece già alla vigilia del suo viaggio negli USA con una intervista video alla ABC, Papa Francesco parla con i giovani. Quattro domande, e un po’ di dialogo con i ragazzi. Il Papa parla del perché del suo viaggio in Messico, del suo rapporto con la Vergine di Guadalupe, di come superare la violenza, delle sue speranze per il Messico.