Vengono da tutti i continenti i vescovi firmato la Dichiarazione delle Conferenze Episcopali Continentali in cui i governi vengono invitati a “intraprendere azioni ambiziosi e immediate per affrontare e superare gli effetti devastanti della crisi climatica”.
La firma dell’Accordo di Parigi sul clima è prevista per venerdì 22 aprile, presso la Sede delle Nazioni Unite a New York. E per l’occasione 270 leader religiosi hanno firmato un appello congiunto, perché “le sfide che ci attendono richiedono onestà e coraggio” e “tutti devono intraprendere azioni per ridurre le emissioni inquietanti”.
Un accordo positivo, che deve essere trasformato in qualcosa di concreto. Questa la posizione del COMECE, la Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità Europea, sull’accordo sul clima siglato a Parigi. Un accordo che alcuni osservatori hanno definito poco ambizioso, e che forse resta comunque lontano dai più ottimistici auspici della delegazione della Santa Sede. Di certo, un punto di partenza, se non altro perché è riuscito a mettere insieme 195 differenti Paesi.
Termina con l’augurio di una “buona preparazione per l’inizio dell’anno della Misericordia” che prenderà il via dopodomani l’Angelus di Papa Francesco. “Vi lascio una domanda – dice il Pontefice a braccio -: sono innamorato di Gesù? Sono convinto che Gesù mi offre o mi da salvezza?” . E’ questo il significato ultimo dell’anno giubilare, perché, dice Bergoglio, “sempre dobbiamo convertirci”, nessuno di noi può dirsi arrivato: ecco il “perché dell’anno della Misericordia, per andare avanti sulla strada della salvezza che ci ha insegnato Gesù”.
Tre pilastri per l’accordo sul clima. Nel suo intervento alla Conferenza sul Clima di Parigi, il COP21 (ovvero la 21esima conferenza delle parti), il Cardinal Pietro Parolin, Segretario di Stato, delinea i criteri sui quali si dovrebbe sviluppare l’accordo sul clima. Ovvero, che l’accordo abbia un chiaro orientamento etico. Che non solo individui il modo in cui l’accordo deve essere attuato, ma che orienti i comportamenti. E che sviluppi una visione per il futuro.
Pianta un albero nel centro della sede delle Nazioni Unite di Nairobi, e di fronte ai delegati dell’ufficio chiede un impegno comune sul cambiamento climatico, in vista della conferenza di Parigi. Papa Francesco all’UNON – l’ufficio ONU stabilito a Nairobi, in Kenya – indica la strada che conduce verso la conferenza sul clima di Parigi. Ma non solo: chiede un equo commercio, uno sviluppo interdipendente che tenga conto anche dei poveri, e tocca anche lo spinoso problema dei brevetti sanitari, un tema sul quale da sempre la Chiesa è in prima linea.
Un accordo con fondamento etico e coinvolgimento delle popolazioni locali, specialmente le più marginalizzate: è quello che la delegazione della Santa Sede chiederà alla Conferenza ONU di Parigi sul cambiamento climatico, in programma dal 30 novembre all’11 dicembre. Lo ha spiegato l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” vaticano, in un intervento tenuto alla XXX Conferenza Internazionale per la Pastorale della Salute, che si è tenuta dal 19 al 21 novembre.
È la richiesta di un accordo sul clima “giusto e vincolante” quello che viene lanciato da Cardinali, Patriarchi e vescovi di tutto il mondo attraverso le associazioni continentali delle Conferenze Episcopali continentali. L’auspicio è che a Parigi, dove si tiene la COP21, ovvero la 21esima conferenza delle parti sul cambiamento climatico, si riesca finalmente a creare un vero cambiamento.
In attesa del vertice di Parigi la diocesi francese di Saint-Étienne dal 28 al 30 agosto organizza la seconda Assemblea cristiana sull’ecologia. La prima assemblea nel 2011 è stata un successo ed è stata realizzata con il Forum “Cristiani uniti per la Terra”, e con il patrocinio della Conferenza episcopale francese.