Città del Vaticano , martedì, 3. marzo, 2015 12:07 (ACI Stampa).
Willy lo conoscevano tutti a Borghi. Il quartiere che abbraccia Piazza San Pietro a destra della Basilica è un po’ un paese. Insieme ai monsignori, alle suore e ai cardinali ci sono i clochard. Li vedi la mattina a messa nella parrocchia di Sant’ Anna, appena dentro le mura vaticane. Willy era uno di loro. Con il suo aspetto ascetico, la croce sul petto e il carrello della spesa trasformato in valigia con tutte le sue cose. Partecipava a due messe la mattina e, come diceva sempre “la mia medicina è la Comunione” per cui non si curava molto. Tra i suoi amici più cari un monsignore, una suora e un giornalista tedesco. Sono stati loro ad accompagnarlo nel suo ultimo viaggio.
Willie è morto in un giorno di dicembre, all’ ospedale dove andava spesso per poter usare il bagno e ripulirsi un po’ a due passi da San Pietro. Ci teneva ad essere in ordine perché la sua giornata era quella di un evangelizzatore di strada. Dopo la messa si fermava qualche fuori della chiesa per parlare con la gente. “ Quando ti sei confessato l’ultima volta? Vai a fare la comunione? E vai a messa?” Lo chiedeva a tutti Willie, anche ai suoi compagni di strada, quelli con cui aveva scelto di stare. Si lo aveva proprio scelto. Per un periodo aveva abitato in una casa di accoglienza: “ Si è bello, accogliente, pulito, si mangia bene e la gente è gentile- raccontava- ma mi mancava la libertà, io amo la libertà”. Preferiva gli amici di sempre. Il monsignore che gli portava le arance, il giornalista che gli faceva le foto.
Dopo la messa si fermava a parlare con il suo amico don Amerigo: “La ringrazio per la sua omelia detta con voce pacata, la capisco bene e mi aiuta a meditare durante il giorno”.