Città del Vaticano , mercoledì, 20. settembre, 2017 10:00 (ACI Stampa).
Russia, Cina e Iran: tre Paesi che la diplomazia della Santa Sede osserva con attenzione. Se in Russia, dopo la visita del Cardinale Parolin, cominciano a vedersi segni di speranza per la restituzione degli edifici sequestrati dall’Unione Sovietica ai cattolici, la Cina continua a rappresentare per la Santa Sede un luogo dove nulla accade secondo una logica precisa, e dove a momenti di apertura si succedono momenti di improvvisa chiusura. Infine, l’Iran, dove è stato in visita l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” vaticano, con il quale i rapporti sono buoni, sebbene le comunità locali vivano momenti difficili.
Russia
Due settimane dopo la visita del Cardinale Pietro Parolin a Mosca, un tribunale russo ha ordinato la restituzione alla Chiesa cattolica di un edificio che era stato sequestrato alla Chiesa dal governo sovietico. Non è ancora una decisione definitiva, perché la restituzione può essere ancora bloccata. Ma di certo è un raggio di luce in un percorso che è durato quasi 30 anni.
La conferma della restituzione è arrivata da monsignor Igor Kovalevsky, segretario generale della Conferenza Episcopale Russa, che ha spiegato come il caso sia stato “formalmente vinto”, ma che si deve ancora attendere “una piena risoluzione del problema.
L’edificio contestato è quello della chiesa di San Pietro e Paolo e degli edifici circostanti nella capitale del distretto di Lubyanka. L’arcidiocesi della Chiesa Madre di Dio, che è chiamata a restituire l’edificio, ha sottolineato di ignorare il “fatto documentato” che il complesso, completato nel 1946, avesse una funzione religiosa, e che fosse stato costruito con “fondi raccolti dalla Chiesa cattolica e i suoi parrocchiani”.