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Trastevere, solidarietà e accoglienza. Progetto RIPA: Rinascere Insieme per Amore

San Francesco a Ripa, frati e ragazzi riuniti a tavola in fraternità |  | pagina fb Ripa dei Settesoli
San Francesco a Ripa, frati e ragazzi riuniti a tavola in fraternità | pagina fb Ripa dei Settesoli
Il progetto Ripa dei Settesoli a Trastevere |  | pagina fb Ripa dei Settesoli
Il progetto Ripa dei Settesoli a Trastevere | pagina fb Ripa dei Settesoli

Trastevere. Non solo chiasso, pub, locali, ristoranti. C’è R.I.P.A. “Rinascere Insieme per Amore”. Questo progetto dei frati francescani intende realizzare insieme l'esperienza evangelica della vita condivisa in una fraternità aperta ai fratelli in difficoltà, ai quali offrire il calore di una famiglia e una vita in rinascita. I frati del Convento di San Francesco a Ripa in Trastevere, infatti, condividono con questi “speciali ospiti” la vita quotidiana, fornendo ai giovani in difficoltà, un supporto umano e spirituale. Alcuni volontari si impegnano invece a fornire assistenza sanitaria, orientamento al lavoro e alla formazione professionale, sostegno per l'ottenimento di permessi di soggiorno in caso di ospiti stranieri. ACI Stampa ha parlato di questo bel progetto nel cuore della capitale con il responsabile, Fra Roberto Bongianni.

Fra Roberto ci spieghi meglio, cos'è “RIPA” ?

R.I.P.A. è un progetto dei frati minori del Lazio, nato nel 2011 a Roma presso la chiesa di S. Francesco a Ripa; il progetto prende il nome da un luogo significativo per i francescani, sembra infatti che proprio qui Francesco amava soggiornare nei suoi viaggi a Roma, proprio in ragione del fatto che vi era un ospizio che accoglie le persone più povere, governato da Jacopa dei Settesoli, nobildonna romana e sua grande amica. RIPA è anche un acronimo è significa nelle sue iniziali Rinascere Insieme Per Amore. Vorrei iniziare proprio da qui per spiegare cos'è RIPA. E' una fraternità di frati minori e anche di laici che accoglie, in uno stile di piena condivisione e gratuità, persone che, a causa di gravi difficoltà economiche e sociali, sono state costrette alla vita di strada. Attraverso la relazione, l'incontro, la conoscenza reciproca e la condivisione, gradualmente si instaura e restaura quel clima di fiducia in sé e negli altri, che risulta indispensabile a favorire la riscoperta delle proprie risorse e dei propri doni, per arrivare con il tempo necessario, alla rinascita propria della persona. Obiettivo ultimo del progetto è così la rinascita della persona, come soggetto integrato, consapevole e autonomo, e il suo reinserimento sociale.


Quali sono i punti di forza e quali le difficoltà e i limiti di questo progetto?

I punti di forza più rilevanti del progetto sono la consapevolezza che ogni rinascita è opera di Dio, e che solo Dio può far rinascere una persona, attraverso un cammino che deve gradualmente essere svelato e riconosciuto; quindi in sostanza la consapevolezza di essere collaboratori della misericordia di Dio nella storia di ogni persona accolta; l'attenzione concreta alla persona in un accompagnamento che è assolutamente personale e mai standardizzabile in processi di servizi ai bisogni della persona (anch'essi sono importanti ma non sono il nostro specifico); il tempo di accoglienza che anch'esso è correlato al percorso di rinascita, alcuni possono durare anche alcuni anni; la rete di relazioni e di fraternità che viene costruita intorno alla persona; Punti di debolezza: il clima buono delle relazioni rende difficile il distacco per l'autonomia sia da parte di chi è accolto, sia di chi accoglie; l'attenzione alla qualità della vita fraterna impedisce inoltre l'accoglienza di persone con disagi psichiatrici, e dipendenze attive; difficoltà esterne oggettive legate alla crisi economica e del lavoro allungano i tempi dell'accoglienza.

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Fra Roberto qual è la storia o l'esperienza legata al progetto che ti è' rimasta più impressa?

La storia di Maria Maddalena, una donna di circa 40 anni, arrivata al convento di San Francesco a Ripa nel febbraio 2013, lanciando un grido disperato di aiuto. Era uscita da pochi giorni dal carcere, dopo anni di immersione nella droga e, sola e senza una rete relazionale sana, temeva di cadere nuovamente nell'eroina. Implorava aiuto. Anche grazie al suo arrivo ci siamo mossi con maggior decisione ad allargare il progetto a Valmontone, per l'accoglienza anche femminile. Dopo un lungo e travagliato percorso, di lotte e conquiste interiori, inserita in relazioni sicure e fraterne, e uno stile di vita semplice ed evangelico, Maddalena oggi è trasformata, dentro e fuori. In lei ha prevalso la vita, che sentiva di avere nel profondo, ma che la morte sembrava aver ormai cancellato e represso. Dopo 3 anni di cammino oggi Maddalena è pronta a partire come volontaria in una missione francescana dell'Africa (Congo), e al suo rientro si occuperà, come responsabile, di una piccola casa di accoglienza, che collabora in rete con RIPA a Valmontone. Durante il suo percorso ha infatti maturato un forte desiderio di spendere la sua vita al servizio degli altri, per restituire l'amore che lei stessa ha gratuitamente ricevuto.   

Cosa si può fare in maniera concreta per aiutare queste persone e "toglierle dalla strada"?

E' una domanda molto complessa, per varie ragioni, certamente credo che non esista una ricetta univoca per togliere dalla strada i poveri; ognuno ha la sua storia, i suoi drammi, le sue malattie, e ciò che può essere vero per uno, non è detto sia vero per l'altro. In questi anni abbiamo incontrato persone che hanno voluto lasciare la strada, ma anche persone che non hanno voluto lasciare la strada, e che cercavano solo una sistemazione temporanea; o altri che hanno trasformato la loro stanza in cui erano accolti, in una strada, perché i disagi erano più profondi e spesso nascosti alla stessa persona. Serve pazienza, amore, e soprattutto tempo, fare capolino nel mistero della persona e cercare con l'aiuto di Dio di comprendere qualcosa, tirare giù un progetto di rinascita insieme alla persona, e attivare se possibile gli aiuti necessari a rendere la persona sempre più libera e autonoma.

RIPA. Quali sono gli orizzonti futuri, quali le iniziative?

Il progetto RIPA è un laboratorio sperimentale; in questi anni molto è stato cambiato, rivisto, adattato, proprio per rispondere alle domande
presenti nella storia di ogni persona accolta. Da questo ascolto è nato lo sviluppo ed il cambiamento, così nel 2013 è stata aperta una seconda casa a Valmontone, caratterizzata dalla possibilità di accogliere donne in difficoltà, a novembre 2014 in collaborazione con la S.Vincenzo de Paoli è stata aperta una casa per coloro che uscendo dal progetto RIPA potevano vivere un tempo di semi autonomia, collaborando alle spese di affitto e di utenze, in totale e piena autogestione. Per il futuro sono in cantiere diverse cose, la possibilità di aprire una comunità di vita per coloro che non hanno più, per l'età e proprie condizioni personali, la possibilità di raggiungere una totale autonomia, si punta a partire sempre dal carisma francescano per una esperienza che favorisca una maggiore integrazione tra la dimensione spirituale, sociale e l'ambiente.

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