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Slovenia, la visita del Cardinal Parolin

Il Cardinal Parolin e Miro Cerar | Il Cardinal Parolin incontra Miro Cerar durante la visita del premier sloveno in Vaticano il 29 maggio 2015 | LOR Il Cardinal Parolin e Miro Cerar | Il Cardinal Parolin incontra Miro Cerar durante la visita del premier sloveno in Vaticano il 29 maggio 2015 | LOR

Si tratta di una visita breve, dal 2 al 4 febbraio. Ma il fatto che il Cardinal Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, vada in Slovenia in questi giorni ad inaugurare la buona nunziatura e a rafforzare i buoni rapporti può anche essere da preludio ad una nuova visita di Papa Francesco in territori balcanici. Magari proprio in quel Kosovo che è stato un cuscinetto per l’arrivo dei rifugiati dalla Siria che premevano al confine con la Macedonia.

Niente ovviamente è certo, ma c’è qualche indizio. Il primo è che il nunzio in Slovenia è l’arcivescovo polacco Juliusz Janusz, nominato il 10 febbraio 2011, che è anche delegato apostolico del Kosovo. Il secondo è che resta un buco nell’agenda di Papa Francesco, un Angelus cancellato il 22 maggio (oltre all’udienza generale del 22 giugno e il successivo Angelus del 26 giugno) che prima risultava “cancellato” nell’agenda della Prefettura della Casa Pontificia e che ora invece semplicemente non compare più tra gli appuntamenti in programma, segno che c’è un buco per un possibile viaggio di un giorno. E il terzo indizio è che sempre Papa Francesco ha fatto un viaggio nei Balcani negli ultimi tre anni: prima Tirana a settembre 2014, quindi Sarajevo a giugno 2015.

E proprio appena prima della visita di Papa Francesco a Sarajevo, Miro Cerar, Primo Ministro di Slovenia, era venuto in visita in Vaticano lo scorso 29 maggio. Nella stessa settimana era stato dal Papa anche il presidente della Croazia: quasi una preparazione del viaggio a Sarajevo.

In quell’occasione, Cerar aveva parlato con il Papa (e poi con il Cardinal Parolin) di relazione tra Chiesa e Stato, ma anche del processo di riconciliazione nazionale che ha luogo in Slovenia. Ma aveva anche avanzato un invito ufficiale per una visita del Papa.

L’agenda del Cardinal Parolin per la sua tre giorni in terra slovena è molto fitta. Ci sarà un incontro con Miro Cerar il 2 settembre, poi nel primo pomeriggio una dichiarazione congiunta presso la sede del governo, e infine la celebrazione della Messa nella Cattedrale di Lubiana, per la conclusone dell’Anno della Vita Consacrata.

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Il 3 febbraio, il Cardinal Parolin incontra Borut Pahor, presidente della Repubblica Slovena, e alle 12 è prevista la benedizione della nunziatura di Lubiana. Infine, prima di partire, il 4 febbraio, il Cardinal Parolin farà visita al campo profughi di Dobova, un paese sloveno al confine con la Croazia, nei pressi di Celje, che accoglie migliaia di profughi: solo nella notte del 2 novembre scorso, ne arrivarono lì 3200.

Ovviamente, il tema dei flussi migratori e il loro impatto nell’area centroeuropea sarà uno dei temi dei colloqui del Cardinal Parolin, insieme con le questioni climatiche e la risposta alle aree di crisi del mondo.

Il rapporto tra Vaticano e Slovenia è di lunga data, e si è consolidato proprio alla nascita della nazione, che fu l’inizio dello sfaldamento dello Stato Yugoslavo. La Santa Sede, infatti fu tra i primissimi Paesi nel 1992 a riconoscere la sovranità della Slovenia e della Croazia, che avevano dato il via al dissolvimento della Repubblica Yugoslava.