Cracovia , lunedì, 23. gennaio, 2017 9:00 (ACI Stampa).
“Non è difficile essere santi”. Era la frase che aveva ispirato Jan Tyranowski, e che lui ripeteva ai suoi ragazzi. E tra questi c’era Lolek, il diminutivo di Karol, che da grande sarebbe diventato San Giovanni Paolo II. C’è anche il nome di Tyranowski nell’informata di Servi di Dio di cui sono state proclamate le virtù eroiche sabato 21 gennaio. Finita la fase diocesana, finita la prima fase romana, manca solo un miracolo riconosciuto perché il sarto che fu un cucitore di anime prima che di vestiti sia proclamato Beato.
“Non è difficile essere santi” è un frase di uso comune oggi, e lo dobbiamo in particolare proprio a Giovanni Paolo II, che nei 27 anni di pontificato ha elevato agli altari uno straordinario numero di personalità. Quando Jan Tyranowski la ascoltò nel 1935, nella parrocchia salesiana di San Stanislao Kotska, era una idea rivoluzionaria. In quella Polonia che ancora oggi è piena di fede tradizionale, la santità era soprattutto per sacerdoti e religiosi. E non era facile, da laici, fare una vita realmente santa.
Fu un prete salesiano a inculcare questa idea a Jan Leopold Tyranowki, nato a Cracovia nel 1901. Il padre era sarto, ma Jan divenne contabile. Amava le passeggiate in montagna, si interessa di scienza e lingue straniere, ma anche di giardinaggio, e persino della psicologia, che era un disciplina che faceva i suoi primi passi in quel tempo.
Nel 1930, ebbe disturbi allo stomaco, probabilmente dovuti a stress. Lasciò l’attività di contabile, e prese in mano la sartoria del padre. Poteva lavorare a casa, e di questo beneficiò un po’ il suo animo introverso e solitario. Fu allora che si iscrisse all’Azione Cattolica.
Era sempre più impegnato nelle attività parrocchiali, e il lavoro non mancava. Ma gli mancava qualcos’altro. E quel qualcos’altro gli fu dato dall’omelia di un sacerdote salesiano del 1935, una fortissima chiamata alla santità che lo prese dentro e lo portò a cominciare un percorso spirituale profondo. Il suo strumento fu la “Teologia Ascetica e Mistica” di Adolphe Tanquerary, e poi i lavori di Santa Teresa d’Avila e San Giovanni della Croce. Non è un caso che queste letture fossero anche tra le favorite di San Giovanni Paolo II.