New York City, New York , mercoledì, 7. ottobre, 2015 13:05 (ACI Stampa).
È con un lungo discorso al Palazzo di Vetro che tocca tutti i punti, dalle migrazioni, ai conflitti, all’impegno per la pace, che l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” vaticano, celebra il 70esimo anniversario delle Nazioni Unite. Un discorso che mette in luce le luci, ma anche le ombre dell’organizzazione internazionale, certo che “riconoscere i limiti dell’organizzazione” non è lo stesso che “lamentarne il fallimento.” Parole diplomatiche, a segnalare che la Santa Sede crede ancora nelle Nazioni Unite. Ma anche che pensa – da sempre – ad una riforma dell’organizzazione, che la renda davvero rappresentativa di tutte le nazioni.
Il discorso dell’arcivescovo Gallagher ha luogo il 2 ottobre, al dibattito generale su “Le Nazioni Unite nei loro 70 anni: la strada verso la pace, la sicurezza e i diritti umani.”
Primo punto del discorso: l’agenda 2030, di recente adottato dal Summit dei Capi di Stato e di governo. La Santa Sede è “soddisfatta” del risultato, e d’altronde anche Papa Francesco aveva parlato che la nuova agenda per lo Sviluppo Sostenibile era un “importante segno di speranza per l’umanità.” Certo, sulle agende ONU la Santa Sede ha fatto le sue distinzioni, con un recente discorso sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Osservatore Permanente alle Nazioni Unite, l’arcivescovo Auza. Ma fin quando le agende puntano alla lotta della povertà, e non alle imposizioni dell’ideologia gender o della cultura dell’aborto, la Santa Sede le appoggia.
Il problema è che poi c’è un mondo oltre le agende. Da una parte, c’è l’agenda 2030 e le iniziative per finanziare lo sviluppo, dall’altra c’è “un triste panorama di guerra,” ed è ovvio che – sottolinea l’arcivescovo Gallagher – “se i conflitti non sono propriamente risolti, tutti gli sforzi per superare la povertà falliranno.”
La Santa Sede è preoccupata dalle “conseguenze dei conflitti,” si dice “vicino a chi soffre,” e mette in luce che in questa situazione la Nazioni Unite dovrebbero fare qualcosa. “Dobbiamo riconoscere – sottolinea il “ministro degli Esteri vaticano – che negli ultimi 70 anni le Nazioni Unite hanno avuto successo nell’evitare un gran numero di conflitti globali,” e allo stesso tempo “ha fermato o risolto molti conflitti regionali o difficili situazioni di guerra civile.” E ciononostante “ci sono al momento almeno 50 conflitti o situazioni di conflitto latente, senza dire nulla delle azioni dei terroristi internazionali e di organizzazioni criminali che si sono strutturate come ‘quasi stati’ o come una sorta di comunità internazionale alternativa.” Il riferimento al Califfato dell’ISIS è evidente.