Città del Vaticano , martedì, 12. dicembre, 2017 18:26 (ACI Stampa).
San Juan Diego come Elisabetta, e Elisabetta come i popoli dell’America Latina. Nel tradizionale appuntamento per la festa di Nostra Signora di Guadalupe, Papa Francesco fa un parallelo tra San Juan Diego, l’uomo cui apparve la Vergine morenita, e la storia di Elisabetta, cugina di Maria. E vede in questa dialettica tra sterilità e fecondità, che caratterizza la storia di Elisabetta, la storia stessa dell’America Latina.
Il santuario della Madonna di Guadalupe è tra i più visitati al mondo, e la devozione per la Vergine - il cui appellativo “di Guadalupe” sembra mutuato dall’azteco per dire “colei che schiaccia il serpente” – è diffuso in tutta l’America Latina. Papa Francesco, in visita in Messico lo scorso anno, volle sostare di fronte l’immagine del Vergine che miracolosamente apparve su un panno su cui il pastore Juan Diego aveva raccolto dei fiori, e che è stato accertato non è stato dipinto da nessuna mano umana.
È a questa devozione popolare fortissima che guarda Papa Francesco, il quale, sin dall’inizio del Pontificato, ha voluto celebrare per la Festa della Madonna di Guadalupe una messa nella Basilica di San Pietro. Una iniziativa che rappresenta anche il modo in cui la pietà popolare dell’America Latina acquista un ruolo e una dignità nella Chiesa.
Nella sua omelia, Papa Francesco parte dal “Magnificat” di Maria, che il Papa ama chiamare “il Cantico della fecondità”. Ed è ad Elisabetta che guarda il Papa, una donna “marcata con il segno della fecondità” che incontriamo sotto il segno della fecondità.
Papa Francesco descrive le due fasi della vita di Elisabetta.