Roma , giovedì, 14. luglio, 2016 11:00 (ACI Stampa).
Il Carcer Tullianum, il monumento conosciuto come Carcere Marmertino e Carcere di San Pietro, dopo un lungo periodo di scavi e lavori, viene riconsegnato alla città di Roma e al mondo. Luogo di fede per eccellenza, dove gli Apostoli San Pietro e San Paolo vennero rinchiusi come carcerati dai Romani che li consideravano nemici dell’Urbs e da dove sgorgò miracolosamente dell’acqua, con cui Pietro battezzò e convertì reclusi e carcerieri.
Da oggi sarà possibile rivisitare questi luoghi, grazie alla riqualificazione che l’Opera Romana Pellegrinaggi ha avviato in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma, in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia.
Il Carcer Tullianum è uno dei monumenti dell’età repubblicana di Roma più importanti e affascinanti al tempo stesso. Custodisce, infatti, una grande ricchezza storica e archeologica da più di 3.000 anni. Ma è anche un forte luogo di fede per tutti i cristiani del mondo, non solo perché qui venne il primo Capo della Chiesa, ma perché il Tullianum in epoca altomedievale sia stato una chiesa, una funzione di cui si era persa memoria. Qui è possibile visitare il sotterraneo e la colonna dove vennero legati Pietro e Paolo. Una targa descrive perfettamente la storia dei due Santi Apostoli.
Il Carcere Marmertino si trova al di sotto della Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami – datata XVI secolo – e si affaccia sul Foro Romani, una delle viste più suggestive della città.
Il complesso è composto da due nuclei distinti: il Carcer, l’ambiente superiore, che risalirebbe al periodo di Anco Marzio (640-616 a.C.) e il Tullianum, l’ambiente inferiore, che risalirebbe all’epoca di Servio Tullio (578-534 a.C.). Le prime attestazioni del luogo risalgono al IX secolo a.C.