Città del Vaticano , domenica, 25. settembre, 2016 11:05 (ACI Stampa).
“In questo Giubileo dei catechisti, ci è chiesto di non stancarci di mettere al primo posto l’annuncio principale della fede: il Signore è risorto. Non ci sono contenuti più importanti, nulla è più solido e attuale. Ogni contenuto della fede diventa bello se resta collegato a questo centro, se è attraversato dall’annuncio pasquale”. Cosi Papa Francesco apre la sua omelia nella Messa per il Giubileo dei catechisti.
Sono giunti a Roma, da tutto il mondo in più di 15.000 per la celebrazione sul sagrato della Basilica in Piazza San Pietro, portando a questo Giubileo della misericordia la loro testimonianza di fede.
Francesco nella sua omelia commenta la lettera di Paolo a Timoteo in cui viene spiegato “il comandamento”, ciò che è essenziale per la fede: l’annuncio del Cristo Risorto che si collega ad un comandamento nuovo di Gesù: “che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”.
“È amando – afferma il Papa - che si annuncia Dio-Amore: non a forza di convincere, mai imponendo la verità, nemmeno irrigidendosi attorno a qualche obbligo religioso o morale. Dio si annuncia incontrando le persone, con attenzione alla loro storia e al loro cammino. Perché il Signore non è un’idea, ma una Persona viva: il suo messaggio passa con la testimonianza semplice e vera, con l’ascolto e l’accoglienza, con la gioia che si irradia. Non si parla bene di Gesù quando si è tristi; nemmeno si trasmette la bellezza di Dio solo facendo belle prediche. Il Dio della speranza si annuncia vivendo nell’oggi il Vangelo della carità, senza paura di testimoniarlo anche con forme nuove di annuncio”.
Poi Francesco commenta il Vangelo odierno, l’uomo ricco che non si accorge del povero Lazzaro: “Questo ricco, in realtà, non fa del male a nessuno, non si dice che è cattivo. Ha però un’infermità più grande di quella di Lazzaro, questo ricco soffre di una forte cecità, perché non riesce a guardare al di là del suo mondo, fatto di banchetti e bei vestiti”.