Città del Vaticano , martedì, 2. giugno, 2015 15:58 (ACI Stampa).
Il problema dei prigionieri politici e del modo in cui vengono trattati in Venezuela è stato affrontato da Papa Francesco con il vescovo Roberto Lückert León, presidente della Commissione Episcopale dei Mezzi di Comunicazione Sociale del Venezuela, in un incontro privato che i due hanno avuto lunedì 1 giugno.
Papa Francesco si è preparato così all’incontro con il presidente Maduro, in programma il prossimo 7 giugno, all’indomani del viaggio del Papa a Sarajevo. Il vescovo Lückert León ha riferito dell’incontro ai media venezuelani, e assicurato che ha parlato al Papa della crisi carceraria e della violazione dei diritti umani dei prigionieri politici in Venezuela. Il vescovo ha anche annunciato al Papa la sua decisione di visitare i prigionieri politici, nonostante gli sia stato negato, forse per ordine di Iris Varela, ministro dei Servizi Penitenziari.”
Di questa situazione di “ingiustizia e violazione dei diritti umani,” il Santo Padre deve essere informato. Nello stesso giorno in cui il presule venezuelano incontrava Papa Francesco, l’agenzia “Fides” della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli ha reso noto che ci sono sei studenti venezuelani da due giorni in sciopero della fame in una chiesa di Caracas, capitale del Venezuela, con lo scopo di ottenere il rilascio dei compagni ancora in carcere.
Gli studenti hanno anche chiesto che sia definita la data per le elezioni legislative previste per questo anno e l'intervento della Chiesa cattolica come mediatrice, riferisce il direttore nazionale del movimento Juventud Activa Venezuela (JAVU), Jesus Gomez.
La Santa Sede era stata interpellata come possibile mediatore della crisi venezuelana già a marzo del 2014. Un intervento di mediazione auspicato da maggioranza e opposizione, cui la Santa Sede ha risposto accompagnando i dialoghi tra maggioranza e opposizione con una lettera personale di Papa Francesco, che esprimeva “preoccupazione per quanto sta accadendo” e chiedeva dialogo, e del Segretario di Stato, il Cardinale Pietro Parolin, che sottolineava di non poter essere presente al tavolo del dialogo, ma che avrebbe sicuramente preso parte personalmente al cammino iniziato.