Città del Vaticano , domenica, 1. aprile, 2018 12:11 (ACI Stampa).
È in Cristo Risorto che si trova la vera speranza nel mondo, in quel chicco di grano “seminato da Dio nei solchi della terra”, morto “ucciso dal peccato del mondo”, ma risorto al terzo giorno. Ed è a quella speranza che Papa Francesco si rivolge nell’Urbi et Orbi del giorno di Pasqua, con la consueta panoramica delle situazioni di crisi nel mondo, ma con lo sguardo fisso sulla speranza del Signore.
Siria, Terrasanta, Yemen, Medio Oriente, Sud Sudan, Ucraina, Penisola Coreana e Venezuela sono gli scenari citati da Papa Francesco nell’Urbi et Orbi. Ma anche la crisi dei rifugiati e tratta di esseri umani, la miseria e la disoccupazione, la miseria e l’esclusione sono temi menzionati dal Papa nel suo messaggio “alla città e al mondo” di Pasqua. Che viene preceduto dall’annunzio della Resurrezione, per mezzo dell’immagine del chicco di grano che morendo produce molto frutto, come annunciato da Gesù nel Vangelo.
Chiosa Papa Francesco: “Ecco, proprio questo è accaduto: Gesù, il chicco di grano seminato da Dio nei solchi della terra, è morto ucciso dal peccato del mondo, è rimasto due giorni nel sepolcro; ma in quella sua morte era contenuta tutta la potenza dell’amore di Dio, che si è sprigionata e si è manifestata il terzo giorno, quello che oggi celebriamo: la Pasqua di Cristo Signore”.
La Resurrezione è “la vera speranza che non delude” e che porta “frutto anche nei solchi della nostra storia”, segnata da tante “ingiustizie e violenze”. E così, è la Resurrezione a portare “frutti di speranza e dignità” dove “ci sono miseria ed esclusione, dove c’è fame e manca il lavoro, in mezzo ai profughi e ai rifugiati – tante volte respinti dall’attuale cultura dello scarto –, alle vittime del narcotraffico, della tratta di persone e delle schiavitù dei nostri tempi”.
Il primo pensiero del Papa è per “l’amata Siria”, la cui popolazione “è stremata da una guerra che non vede fine”, con l’auspicio che “”la luce di Cristo Risorto illumini le coscienze di tutti i responsabili politici e militari, affinché si ponga termine immediatamente allo sterminio in corso, si rispetti il diritto umanitario e si provveda ad agevolare l’accesso agli aiuti di cui questi nostri fratelli e sorelle hanno urgente bisogno, assicurando nel contempo condizioni adeguate per il ritorno di quanti sono stati sfollati”. Il riferimento è al dramma del Ghouta Orientale, già oggetto di appelli di Papa Francesco, che ha visto lo sfollamento di circa 7 mila persone e che sperimenta una tregua che funziona a metà, mentre per la prima volta a Damasco a causa del conflitto ha chiuso l’oratorio salesiano, riaperto in occasione della Pasqua.