Baku , domenica, 2. ottobre, 2016 7:30 (ACI Stampa).
C’è un lungo abbraccio con il Patriarca Ilia II, che accompagna Papa Francesco fin quasi sulla scaletta dell’aereo. Il Papa lo bacia tre volte, nell’usanza georgiana, e poi si china per parlargli all’orecchio, con l’aiuto di un interprete. Forse è qui che si ricompongono definitivamente le fratture, dopo che già l’incontro di ieri sera a Svetitskhoveli aveva aperto al cammino dell’unità che viene dall’alto.
Il viaggio in Georgia di Papa Francesco si conclude così con un abbraccio ecumenico. Il Papa saluta i membri della Chiesa georgiana, con particolare calore il vescovo Giuseppe Pasotto, quindi il seguito presidenziale con il presidente Giorgi Margelashvili e la moglie, e poi i membri della delegazione ortodossa, che accompagnano il Patriarca Ilia II.
Al termine del lento incedere sul tappeto rosso, c’è l'abbraccio. Cosa abbia detto Papa Francesco all’orecchio del Patriarca, non si sa. Ma il clima di questa partenza è disteso, la moglie di Margelashvili e poi tutto il seguito subito salutano con le mani l’aereo del Papa, mentre il presidente parla fitto con la delegazione ortodossa. Se sarà una nuova primavera, è tutto da vedere. Di certo, c’è che il Patriarca Ilia II è stato il primo patriarca ad andare a Roma per incontrare il Papa: era il 6 giugno 1980, in piena era sovietica.
Il Papa parte e nel durante il volo invia un telegramma al presidente di Georgia, in cui esprime "apprezzamento" per la "generosa ospitalità" e invoca "abbondanti benedizioni" sul popolo georgiano.
Poco più di un'ora dopo, Papa Francesco atterra poi a Baku, in Azerbaijan. Anche questa, repubblica post-sovietica, ma con problemi del tutto differenti. A guidare l’Azerbaijan, il presidente Ilham Aliyev, musulmano sciita, che comunque cerca di mantenere buoni rapporti con la Santa Sede. L’ultima delle iniziative è il restauro delle catacombe di San Pietro e Marcellino, finanziata attraverso la fondazione dedicata a Heydar Aliyev.