Tutto deve partire dall’amore, che è “comunicazione e mai isolamento.”
“In diverse occasioni – dice il Papa - ho fatto riferimento all’importanza della famiglia come cellula della società. In famiglia, le persone ricevono i valori fondamentali dell’amore, della fraternità e del reciproco rispetto, che si traducono in valori sociali essenziali: la gratuità, la solidarietà e la sussidiarietà.”
Per i genitori tutti i figli sono uguali, e la relazione si rompe se il bambino rifiuta di condividere quello che riceve dai genitori, dice il Papa. E questo, trasportato nell’ambito sociale, “significa che la gratuità non è un complemento ma un requisito necessario della giustizia. Quello che siamo e abbiamo ci è stato donato per metterlo al servizio degli altri, il nostro compito consiste nel farlo fruttificare in opere buone.”
Il Papa argentino mette in luce che “i beni sono destinati a tutti, e per quanto uno ostenti la sua proprietà, pesa su di essi un’ipoteca sociale,” e così “si supera il concetto economico di giustizia, basato sul principio di compravendita, con il concetto di giustizia sociale, che difende il diritto fondamentale dell’individuo a una vita degna.”
Non si deve “cercare il guadagno immediato” dello sfruttamento delle abbondanti risorse naturali in Ecuador, ma piuttosto “essere custodi di questa ricchezza che abbiamo ricevuto ci impegna con la società nel suo insieme e con le generazioni future, alle quali non potremo lasciare in eredità questo patrimonio senza una cura adeguata dell’ambiente, senza una coscienza di gratuità che scaturisce dalla contemplazione del creato.”
In sala ci sono anche indigeni provenienti dall’Amazzonia ecuadoriana, dove c’è una ricchezza enorme di specie, uno di quei luoghi - afferma il Papa – “che richiedono una cura particolare a motivo della loro enorme importanza per l’ecosistema mondiale [poiché ha] una biodiversità di grande complessità, quasi impossibile da conoscere completamente, ma quando queste foreste vengono bruciate o rase al suolo per accrescere le coltivazioni, in pochi anni si perdono innumerevoli specie, o tali aree si trasformano in aridi deserti.”
E proprio lì l’Ecuador può “praticare la pedagogia di una ecologia integrale,” di cui il Papa ha parlato nell’enciclica Laudato Si.
Sottolinea Papa Francesco: “Noi abbiamo ricevuto in eredità dai nostri genitori il mondo, ma anche in prestito dalle generazioni future alle quali lo dobbiamo consegnare! Dalla fraternità vissuta in famiglia, nasce la solidarietà nella società, che non consiste solo nel dare ai bisognosi, ma nell’essere responsabili l’uno dell'altro.”
Ripete il Papa che “se vediamo nell'altro un fratello, nessuno può rimanere escluso, separato,” e che in Ecuador ci sono molti cambiamenti sociali e culturali, nuove “fide che richiedono la partecipazione di tutti i soggetti interessati,” come “la migrazione, la concentrazione urbana, il consumismo, la crisi della famiglia, la disoccupazione, le sacche di povertà”.
Di fronte ad una incertezza su questi nuovi fenomeni, si deve notare che “le norme e le leggi, così come i progetti della comunità civile, devono cercare l’inclusione, per favorire spazi di dialogo, di incontro e quindi lasciare al ricordo doloroso qualunque tipo di repressione, il controllo illimitato e la sottrazione di libertà.”
Il Papa chiede di offrire reali opportunità “soprattutto ai giovani, creando occupazione, con una crescita economica che arrivi a tutti, e non rimanga nelle statistiche macroeconomiche, con uno sviluppo sostenibile che generi un tessuto sociale forte e ben coeso.” Il Papa parla della mancanza di lavoro, che "raggiunto dati allarmanti," sottolinea che l'Europa era avanti e ora soffre, c'è bisogno di solidarietà e di una "educazione di emergenza" per questi giovani, devono "essere preparati nei piccoli lavori" che gli resistuiscano la dignità di guadagnarsi il pane.
Questi giovani - sottolinea in una lunga digressione a braccio - sono delle generazione "né né", "né studenti né lavoratori," e oggi "ci viene chiesto di custodire in modo speciale, di consolidare questo terzo settore della società dello scarto."
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Il Papa elenca i tre settori: i bambini, che "non gli vogliamo o gli uccidiamo prima che nascano," poi gli anziani, che "sono la sapienza e la memoria," e ora restano i giovani.
Infine, sottolinea Papa Francesco, "rispetto per l’altro che si apprende in famiglia, si traduce in ambito sociale nella sussidiarietà," perché "accettare che la nostra scelta non è necessariamente l'unica legittima è un sano esercizio di umiltà.Mette in luce il Papa che “nel rispetto della libertà, la società civile è chiamata a promuovere ogni persona e agente sociale così che possa assumere il proprio ruolo e contribuire con la propria specificità al bene comune.” Chiede un dialogo “necessario per arrivare alla verità che non può essere imposta, ma cercata con sincerità e spirito critico.”
Papa Francesco chiede dialogo tra tutte le forze politiche, tra tutte le culture che ci sono nella nazione. E la Chiesa “vuole collaborare nella ricerca del bene comune, con le sue attività sociali, educative, promuovendo i valori etici e spirituali, essendo segno profetico che porta un raggio di luce e di speranza a tutti, specialmente ai più bisognosi.”
Aggiunge il Papa a braccio: "Mi hanno chiesto perché parla tanto dei bisognosi? Perché fa parte della realtà, e fa parte del protocollo per cui verremo giudicato, in Matteo 25." E chiede il Papa di portare le sue parole a tutti i settori della società civile.